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La COMPETITIVITA' anziche la CO-OPERAZIONE CONDUCE IRRIMEDIABILMENTE al DEGRADO SOCIALE CONTEMPORANEO La competitivita tra parassiti che
mantengono i loro privilegi e speculatori finanziari ci ha portati
al disastro socio economico . Il ricorso alla competivita estesa a tutto e a tutti,
infatti puo' rimediare temporaneamente il sitema economico, ......
ma contemporaneamente
tende a non tutelare la produttivita' ed il lavoro delle imprese,
specie quelle piccole e affosare nelle miseria gli individui e famiglie
economicamente
piu deboli che sono in crisi e prive di accesso al credito. L' economia liberale, presa come fonte unica di ispirazione concettuale, storicamente e' stata fondata sul concetto di competitivita', che oggi conduce irrimediabilmente a pesanti ed inaccettabili distorzioni sociali che a loro volta inducono anche la degenerazione morale come conseguenza di un sistema di competizione di tutti contro tutto. La competitivita "Darwiniana", estesa a livello sociale e' infatti priva dei dubbi che lo stesso Darwin si pose, comprendendo che la evoluzione delle specie non poteva essere sistematicamene dovuta a un sistema di completa competitivita tra gli esseri viventi, poiche la competitivita' doveva naturalmente essere mediata da un piu complesso parametro ecologico che Darwin indico come "Biocenosi" . Le specie che competono per la stesse opportunita' dell' ecosistema, debbono infatti tener conto della variablita delle risorse ecologiche; ad es le specie di pesci che sono in competizione, non possono escudersi a vicenda secondo l' unico principo che il pesce piu grosso mangia i pesci piu piccoli, proprio perche' e' necessario che si compensino relativamente e diano adito a nuove specie della bio-diversita, in modo da poter coesistere complessivamente con la risorsa di base che per tutti i pesci e' la riproduzione del plankton nel mare. Oggi il rischio di giungere a
degenerare in un "Darwinismo sociale
selvaggio", in merito al continuo e sistematico ricorso al concetto
di competitivita', semplicemente intesa come la propensione a superare
gli altri per ottenerne dei vantaggi di profitto di qualsivoglia
natura, e' del tutto deleteria poiche e' altresi' necessario ricorrere
alla collaborazione
ed alla condivisione sostenibile delle risorse. Pertanto il vantaggio competitivo oggigiorno viene a dipendere da un insieme di fattori di cambiamento sociali ed economici che possono determinare le condizioni di sviluppo locale o territoriale della innovazione e della creativita imprenditoriale, che nel loro complesso debbono divenire favorevoli alla competizione sul mercato globale. La competitivita contemporanea quindi non puo essere concepita come un concetto statico separato da criteri di collaborazione territoriale per il cambiamento in modo da potersi correlare strettamente alla nozione di una effettiva strategia intelligente dello sviluppo socio-economico , intesa come complesso di azioni non piu volte "darwinisticamente" al raggiungimento di una posizione di nicchia dominante, ma a determinare contemporaneamente lo sviluppo locale sia dei fattori sociali che di quelli economci della produttività e della profittabilita, tali che nel loro complesso inducano il benessere e lavoro dei cittadini e in specialmodo dei giovani , anziche solo e soltanto profitto a tutti i costi. Continuare imperterriti a definire il problema economico
come quello della competizione è pertanto una "ossessione
ideologica" che
pone fiducia cieca in una vecchia ideologia liberale della competitività,
che oggi non e' solo storicamente sbagliata, ma in vero è pericolosa,
perche distorce le politiche sociali dell' ambiente territoriale
sociale e territoriale in tutta l' Europa. Ricorrere pedissequanente alla competitività e' sicuramente una "ossessione ideologica liberale di vecchio stampo", che finisce per essere realmente illiberale perche non definisce appropriatamente le necessita di incremento della produttivita "liberata" da un fenomeno dominante che e' quello della speculazione finanziaria, come in vero e sarebbe necessario in tutta evidenza per la crescita del sistema socio economico contemporaneo, proprio in modo da poter iniziare a coltivare una ripresa sostenibile della economia in un quadro di effettiva equita sociale. Pertanto chiediamo al Prof. Mario Monti ed al suo governo
di tecnici di evitare di pronunciare con contuinita fino alla noia,
la "retorica
della competitività" come panacea di tutti i mali , che
ormai e' putroppo gia' tanto diffusa tra la gente cosi che giornalisti
ed economisti si trovano a fraseggiare di competitivita come unica "arma
di fantasiose battaglie economiche" che putroppo, proprio per mancanza
di coerenza storica con le necessita dello sviluppo contemporaneo,
si tradurranno in sconfitte sociali in un contesto dove il rafforzamento
degli orizzonti dello sviluppo e' invece determinato dalla capacita
di co-operazione tra imprese e ricerca finalizzata alla innovazione
ed
al cambiamento. *****
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