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Firenze

Mostre al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

"L'uomo che criticò la Gioconda (e non soltanto)"
di Cristina Acidini

Nell'ambito della mostra: "Innocente e calunniato.
Federico Zuccari (1542-1609) e le vendette d’artista
" fino al 28 febbraio 2010 a Firenze, al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi ad ingresso libero

"L'uomo che criticò la Gioconda (e non soltanto)" di Cristina Acidini

Il ritratto detto Monna Lisa o la Gioconda trovò un fervente estimatore in Giorgio Vasari, che così la descrisse nel 1550, ripetendo poi la descrizione nel 1568.

"Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di mona Lisa sua moglie; e quattro anni penatovi, lo lasciò imperfetto: la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableò. Nella qual testa, chi voleva vedere quanto l'arte potesse imitar la natura, agevolmente si poteva comprendere, perchè quivi erano contrafatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza dipingnere: avvegnaché gli occhi avevano qu' lustri e quelle acquitrine che di continuo si veggono nel vivo, et intorno a essi erano tutti que' rossigni lividi e i peli, che non senza grandissima sottigliezza si possono fare; le ciglia, per avervi fatto il modo del nascere i peli nella carne, dove più folti e dove più radi, e girare secondo i pori della carne, non potevano essere più naturali; il naso, con tutte quelle belle aperture rossette e tenere, si vedeva essere vivo; la bocca con quella sua sfenditura, con le sue fini unite dal rosso della bocca con l'incarnazione del viso, che non colori ma carne pareva veramente; nella fontanella della gola, che intentissimamente la guardava, vedeva battere i polsi: e nel vero si può dire che questa fussi dipinta d'una maniera da far tremare e temere ogni gagliardo artefice, e sia qual si vuole".

Ma nel 1574, in Francia, un visitatore italiano molto maldisposto verso il Vasari e tutti gli artisti fiorentini lo vide e concepì un commento, che è certamente - dopo quello vasariano - l'inizio della sterminata fortuna critica del quadro, qui per la verità in accezione negativa. Si tratta del nostro Federico Zuccari che, recatosi in Francia al servizio del cardinale di Lorena nel 1574, visitò Fontainebleau, come dimostra il suo giudizio (anch'esso severo) sulle pitture del Rosso Fiorentino nella Galleria, definite "una porcaria" in una delle polemiche postille alle Vite del Vasari. E oltre alla Galleria, dovette vedere la Gioconda, poiché all'esaltazione della "maniera" stupenda, "da far tremare e temere" espressa dal Vasari a proposito di quel quadro, oppose in un'altra postilla una valutazione riduttiva e risentita: "secha e di poco gusto e da fugirla e non dar fine mai a cosa alcuna come fece il ditto Lionardo che consumò la vita in sustanzie di parole e ghiribizzi sufistichi e di poca utilita a se stesso e al arte".

La disapprovazione espressa in questo precocissimo e sbalorditivo commento (che non riesce, ed è un peccato, a entrare nella storia critica della Gioconda, forse per incomunicabilità di ambiti bibliografici) aveva per bersaglio Leonardo da Vinci, stigmatizzato per l'iconcludenza e le inclinazioni capricciose; ma coinvolgeva anche il biografo Giorgio Vasari, reo di avere maltrattato Taddeo Zuccari e posto al vertice del sistema delle arti gli artisti toscani anzichè l'urbinate Raffaello, nelle Vite del 1568.

I due non furono le uniche vittime della ricorrente insofferenza dello Zuccari, che non esitò ad attaccare di volta in volta colleghi e committenti, se riteneva di aver subito dei torti. E se quasi sempre il suo garbo cortigiano lo fece uscire indenne da questi scontri, una volta almeno il nostro artista pagò caro il piacere di vendicarsi... La storia esemplare della Porta Virtutis, che gli costò l'esilio. è il cardine di questa mostra dedicata al genere figurativo quanto mai curioso, e non tanto raro, delle "vendette d'artista" tra Rinascimento e Barocco.

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Pagina pubblicata il 22-12-2009 - Aggiornato il 04-Mar-2016