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Firenze

" RITRATTI"
Cento anni di famiglie italiane

Istituto Innocenti - Salone delle Compagnie
e Presentazione della prima Conferenza Nazionale della Famiglia

RITRATTI – Cento anni di famiglie italiane

Qualche numero sui cambiamenti
Dall’Unità d'Italia ad oggi la popolazione è più che raddoppiata, passando dai 26.328.000 del 1861 ai 57.829.892 del 2001.

Dopo decenni di sostanziale crescita della popolazione residente, la popolazione italiana sta oggi conoscendo una stagione di forte stagnazione.

Al 31 dicembre 2005 la popolazione complessiva risulta pari a 58.751.711 unità, con un lieve incremento sull’anno precedente addebitabile esclusivamente al saldo positivo del movimento migratorio con l’estero.

La struttura per età della popolazione evidenzia un forte sbilanciamento verso le classi di età anziane. A tal proposito si segnala che l’Italia è stato il primo Paese nella storia dell’umanità nel quale il numero di persone di 65 e più anni ha superato il numero di minorenni di 0-14 anni.
Lo storico sorpasso avvenuto per la prima volta nel 1993 è andato assumendo dimensioni sempre più rilevanti e al 2005 si contano 138 persone di 65 e più anni ogni cento minorenni di 0 -14 anni, valore di gran lunga superiore a quello di tutti gli altri Paesi dell’attuale Unione in cui si riscontra un valore medio di 95 persone di 65 e più anni ogni cento minorenni di 0-14 anni.

Mortalità
Il declino della mortalità che inizia nel nostro Paese nel decennio 1820-30 si è protratto fino a tutti gli anni Cinquanta del Novecento. Dopo di allora il calo della mortalità non registra più variazioni di rilievo, oscillando oramai da decenni attorno a valori annui di 9-10 morti ogni mille abitanti.

Alla riduzione della mortalità hanno contribuito più fattori: miglioramento dell’alimentazione, maggiore igiene personale e pubblica, scoperte medico-scientifiche e loro impiego nell’evoluzione delle cure sanitarie.
Il calo complessivo della mortalità si riscontra in modo ancor più netto nella diminuzione della mortalità infantile che è uno dei più significativi e attendibili indicatori diretti delle condizioni socio-sanitarie di un Paese nonchè rivelatore del suo grado di sviluppo economico e produttivo.
Nel panorama europeo l’Italia si colloca tra i Paesi con i più bassi valori di mortalità infantile, inferiori alla media europea, pari a 6 morti nel primo anno di vita ogni 1.000 nati vivi.

Mortalità infantile - Anni 1865-2002

Natalità
Da sempre il declino della mortalità è la pre-condizione per la diminuzione delle nascite, così in tutte le società umane.
I tassi di natalità nel nostro Paese mostrano i primi segni di cedimento già da fine Ottocento. La denatalità si impianta stabilmente a cavallo dei due secoli, e trova un nuovo impulso nel decennio 1911-20 portandosi a un tasso medio annuo di poco superiore al 27 per mille. Da qui in poi è una corsa al ribasso, con alcune eccezioni segnate: dalla politica demografica del fascismo che, a fronte di un grande impegno, raccolse scarsi risultati; dalle nascite del periodo post-bellico, caratterizzato dalla speranza della ricostruzione; dal baby-boom del quinquennio 1962-66, associato al miracolo economico del decennio precedente.
Attualmente i tassi di natalità si sono stabilizzati attorno ai 9 nati per mille abitanti testimoniando una ulteriore accelerata del processo di denatalità nell’ultimo trentennio. La situazione è sicuramente critica, né la recentissima timida ripresa delle nascite imputabile in buona parte alla popolazione straniera sembra poter cambiare lo scenario complessivo. I bambini nati da genitori immigrati in Italia sono stati 52mila nel 2005, al punto che circa il 60% dell’incremento della presenza minorile straniera dell’ultimo anno è riconducibile a queste nascite, segno tangibile di un processo di radicamento.

Famiglie sempre più piccole
La famiglia italiana mostra i segni di profonde trasformazioni.
L’evoluzione demografica, sociale ed economica del nostro paese ha inciso profondamente anche sulle strutture familiari: è aumentato il numero delle famiglie, si è ridotto il numero medio dei suoi componenti, si è modificata la distribuzione fra le diverse tipologie familiari.
Dal 1931 al 2001 il numero delle famiglie è raddoppiato, raggiungendo i 21,8 milioni di unità, mentre il numero medio di componenti è passato da 4,2 a 2,6. In particolare, principalmente a causa dell’invecchiamento della popolazione, sono aumentate le famiglie di una sola persona: nel 1951 costituivano il 9,5% delle famiglie, contro il 25% del 2001.
Il calo delle nascite ha influito, invece, soprattutto sulla riduzione delle famiglie con 5 e più componenti, passate dal 33,3% del 1951 al 7,5% del 2001.
Ne consegue che mentre nel 1951 più della metà della popolazione (54%) viveva in famiglie di 5 o più componenti, nel 2001 solo un abitante su 7 (il 14%) vive in una famiglia numerosa.

Eventi all'Istituto degli Innocenti

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Pagina pubblicata il 1-06-2007 - Aggiornato il 04-Mar-2009