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Firenze

Potere e Pathos Bronzi del mondo ellenistico
Dal 14 marzo al 21 giugno 2015 CRONOLOGIA - GLOSSARIO
Piccoli grandi bronzi. Capolavori greci, etruschi e romani


©www.zoomedia.it - vanna innocenti - 12 marzo 2015
Grazie alla presenza di cinquanta bronzi archeologici, veri capolavori che raccontano gli sviluppi artistici dell’età ellenistica (IV-I secolo a.C.), nella mostra Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico si approfondisce un periodo in cui in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre si affermarono nuove forme espressive e un grande sviluppo delle tecniche. Fu una tale evoluzione che si definì come una prima forma di internazionalizzazione e globalizzazione di linguaggi artistici nel mondo allora conosciuto. Nell'esibizione di Palazzo Strozzi inoltre si contestualizza geograficamente le opere indagandone ed esplorandone anche il processo di produzione, di fusione e le tecniche di finitura.
Nell'immagine, sulla destra, si vede la Testa di Apollo Citaredo rinvenuta da un pescatore nel Golfo di Salerno nel 1930 (prestito alla mostra del Museo Archeologico Provinciale di Salerno); mentre, nello sfondo, si vedono: Atena (Minerva di Arezzo) scoperta ad Arezzo nel 1541 e il medaglione con il busto di Atena degli inizi del II sec. a. C., esposto nella teca per la sua fragilità, fu ritrovato a Salonicco nel 1990 tra i resti di un edificio pubblico, probabilmente il palazzo reale macedone.


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A Firenze Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico propone riuniti alcuni dei più significativi bronzi del mondo antico, ritrovati in epoche diverse e provenienti dai più importanti musei archeologici italiani e internazionali come il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, il Museo Nacional del Prado di Madrid, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo Archeologico Nazionale di Atene, il Museo Archeologico di Herakleion (Creta), il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Museo Archeologico di Salonicco, il Musée du Louvre di Parigi, i Musei Vaticani. Sono state selezionate in particolare opere ellenistiche in grado di suscitare intensa emozione affettiva e commozione estetica grazie alla loro carica espressiva e drammatica.
In primo piano nella foto, scattata nella prima sala espositiva della mostra, si vede la base di una antica statua con la firma di Lisippo risalente alla fine IV inizi del III sec. a. C. prestito alla mostra da Corinto, XXXVII Eforia delle Antichità Preistoriche e Classiche, la base fu rinvenuta nel 1901 presso la Fonte Sacra dell'Antica Corinto; sullo sfondo dell'immagine il bronzo del II sec. a. C. , il Ritratto di Aule Meteli detto "L'Arringatore", ritrovato nel 1566 a Sanguineto sul Lago Trasimeno, in seguito entrato a far parte della collezione di Cosimo I de' Medici, è oggi prestato alla mostra dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
La grande statua testimonia il collezionismo di cui erano oggetto le opere ellenistiche già nel Rinascimento e la grande rilevanza della raccolta di Cosimo I.


Fino al 21 giugno 2015 Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico sarà in Palazzo Strozzi, prima sede della mostra frutto della collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi con il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, con la National Gallery of Art di Washington e con la Soprintendenza Archeologica della Toscana. L’esposizione successivamente si sposterà al J. Paul Getty Museum di Los Angeles dal 28 luglio al 1° novembre 2015 e si concluderà alla National Gallery of Art di Washington DC, dal 6 dicembre 2015 al 20 marzo 2016. Nell'immagine si vede l'allestimento della mostra nella sala con al centro l'Idolino di Pesaro montato sulla sua base rinascimentale.


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Atena (Minerva di Arezzo) fusione in bronzo e rame del 300-270 a.C.


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Testa e mano di Afrodite, scoperte nel 1872 a Satala nel 1872 (Turchia nordorientale, l'antica Armenia Minore), in prestito alla mostra dal British Museum di Londra.


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Testa-ritratto maschile del tardo IV sec.-III sec. a.C. in bronzo, rame e pasta vitrea. Ritrovata in un burrone a San Giovanni Lipioni (Abruzzo) nel 1847 viene collegata alla conquista romana del Sannio ed è un notevole esempio di ciò che sarebbe divenuto un genere caratteristico dell'arte romana. Prestito alla mostra della Bibliothèque Nationale de France di Parigi.


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Erma di Dioniso (Erma Getty) in bronzo, rame, calcite del II sec. a.C. è apparsa sul mercato antiquario nel 1971 e da allora è stata studiata e in relazione con l'erma gemella scoperta nel 1907 nella costa orientale della Tunisia sul relitto di Mahdia e anch'essa in mostra. La recente analisi metallica ha rivelato notevoli somiglianze nelle leghe delle due erme.

Un vero e proprio viaggio alle origini della nostra cultura occidentale, nello sterminato impero fondato da Alessandro il Macedone, detto Magno per le sue grandiose imprese, che si estendeva dalla Grecia e dai confini dell’Etiopia all’Indo e comprendeva la Mesopotamia, la Persia, l’Egitto.
Il progetto di Alessandro era quello di fondere elementi della cultura greca con quella orientale, il mondo greco era fino lì basato essenzialmente sul concetto di polis, la città-stato, l'arte ed essa ed ai cittadini era rivolta, mentre da allora l’arte si rivolse alle corti.
Scopo degli artisti divenne celebrare il monarca e le sue imprese, attraverso la ricerca del fasto e della grandiosità, cui
l’arte greca aveva invece rinunciato.

Secondo Plinio il Vecchio il bronzo corinzio era considerato più prezioso dell’argento e di valore quasi paragonabile all’oro.

Le opere in bronzo sono oggi rarissime e i bronzi antichi in gran parte perduti perché fusi nei secoli al fine di ottenere metallo da utilizzare tra l’altro per monete o armi.
Il bronzo appena fuso era tanto fulgido da essere simile all’oro;
la colorazione tendente al verde che le opere hanno assunto è differente, ma ugualmente lucente e forse ancor più affascinante.

La mostra è divisa in sette sezioni tematiche:
si apre con una introduzione alla mostra con la grande Statua-ritratto di Aule Meteli (Arringatore), con il suo abbigliamento romano ma con l’iscrizione etrusca sul bordo della toga; statua votiva che raffigura Aule della gens dei Meteli (un’importante famiglia cortonese), figlio di Vel e di Vesi, è dedicata al dio Tece Sans (“Tece padre”), e fu forse offerta dalla comunità Chisuli. La destra è protesa in avanti col palmo aperto, nel gesto del silentium manu facere, che precedeva un’orazione pubblica. In questa sezione anche la Base di statua che conserva l’iscrizione integrata come “Lisippo fece” e i fori per accogliere i piedi di una figura bronzea. Questa base allude qui alla perdita di statue ellenistiche di bronzo e alla difficoltà di ricostruire le funzioni originali delle opere giunte a noi in contesti non originali.

La seconda sezione, Ritratti del potere, propone una panoramica sui ritratti con le effigi dei personaggi influenti dell’epoca, un genere nato con Alessandro Magno. Gli esempi sono straordinari la figura di Alessandro Magno a cavallo, proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, scoperta a Ercolano nel 1761. Il macedone, col diadema reale tra i capelli, monta un cavallo, forse Bucefalo. Poi la Testa-ritratto di Arsinoe III Philopator, trovato verosimilmente in Egitto, nel 1840 fu donato alla città di Mantova dal collezionista Giuseppe Acerbi. Nella donna si è riconosciuta la regina di Egitto Arsinoe III Philopator (217-204 a.C.), moglie di Tolemeo IV.

Nella terza sezione: Corpi ideali, corpi estremi si mostrano le innovazioni stilistiche del linguaggio artistico attraverso lo sviluppo di nuovi soggetti e generi tratti dalla vita quotidiana, insieme alla capacità di cogliere il dinamismo del corpo nella diversità di movimenti e posizioni. Gli esempi sono la Statuetta di un artigiano o l’Eros dormiente, entrambi del Metropolitan Museum of Art di New York. La maggior parte sono modelli rappresentativi elaborati da Lisippo di Sicione. La ritrattistica dei regnanti, uomini e donne, diventò un genere distintivo dell’età ellenistica, con il bronzo come materiale principale.
Vi troviamo la Figura virile rinvenuta nel 1992 nel mare presso Brindisi e la Testa di uomo con la kausia, ritrovata nel 1997 nel mar Egeo, al largo dell’isola di Calimno, la testa di Apollo emersa nel 1930 e descritta poeticamente da Ungaretti.
Lo scultore ellenistico si propone di riprodurre tutti i diversi sentimenti non controllati: rabbia, passione, allegria, angoscia, in contrasto con lo scultore del periodo classico che aveva cercato equilibrio e serenità. L’enfatizzazione del pathos, cioè dell’espressività delle figure rappresentate, è presente anche nei ritratti dei potenti emersi sulla scia di Alessandro Magno: ritratti volti a legittimarne il potere e i legami dinastici, grazie a una combinazione di tratti individuali caratterizzati da lineamenti insieme drammatici e idealizzati. L’Apoxyomenos, ad esempio, rappresenta l’atleta che si
deterge dal sudore alla fine di una gara, con l'apposito attrezzo metallico ricurvo, lo strìgile. L’attenzione dell’artista non si concentra più, come nel periodo classico, sull’atteggiamento ideale più significativo, bloccando l’azione nel momento decisivo, ma cerca di cogliere la vita nel suo divenire, in un momento qualsiasi, spesso quello meno atteso.

La quarta sezione è intitolata Realismo ed espressività rd è centrata sui ritratti individuali, sull’uso di intarsi e colore per ottenere un aspetto naturalistico e sulla sottolineatura del pathos e di altre forme di caratterizzazione, rese evidenti dalla presenza del Giovane aristocratico e di numerose altre Teste-ritratto maschili.

Nella quinta sezione, Repliche e mimèsi sono presentate riproduzioni, grazie alla capacità di creare multipli “originali con la tecnica del bronzo, di opere ellenistiche in periodi successivi, ma anche le imitazioni del bronzo nella pietra scura e la diversa conservazione dei bronzi rinvenuti in mare in confronto a quelli trovati nel suolo.

La sesta sezione, Divinità ne affronta il tema e propone opere di straordinaria bellezza, tra cui la Minerva di Arezzo, il Medaglione con il busto di Atena e la Testa di Afrodite. Sono immagini più realistiche meno grandiose e distaccate dagli uomini rispetto a quelle classiche.

Infine con la settima sezione, Stili del passato, si vuole riscoprire un nuovo interesse per i modelli arcaici e classici insieme alla mescolanza di stili tardo ellenistici. Tra gli esempi più significativi il cosiddetto Idolino di Pesaro, l’Apollo del Musée du Louvre di Parigi.

Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico è curata da Jens Daehner e Kenneth Lapatin, del J. Paul Getty Museum di Los Angeles ed offre una panoramica del mondo ellenistico legata al contesto storico, geografico e politico; un percorso alla scoperta delle affascinanti storie dei ritrovamenti di questi capolavori, la maggior parte dei quali avvenuti in mare (Mediterraneo, Mar Nero), oppure attraverso scavi archeologici, che pongono i reperti in relazione ad antichi contesti: santuari, spazi pubblici, cimiteri.


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L’Eros dormiente del II-I sec. a.C., si dice scoperto a Rodi ed acquisito nel 1943 dal Metropolitan Museum of Art di New York (da cui arriva in prestito in mostra), rappresenta un corpo ideale e forse il più antico esempio di eccelsa qualità del tipo iconografico in cui purezza e innocenza dell’amore sono rappresentate sotto forma di bambino addormentato. La tradizione di Eros come frutto dall’unione tra Afrodite, dea dell’amore, e Ares, dio della guerra, è un mito che prese piede proprio in età ellenistica; la piccola figura alata diventò poi un tipo canonico, ispirando rappresentazioni, con molte varianti, del Cupido romano e dei cherubini e putti rinascimentali.


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Nell'immagine vediamo sulla destra l'Apollo (Kouros) del I sec. a.C. - I sec. d.C. conservato a Pompei e lì portato alla luce nel 1977, nel triclinio della Casa di Caio Giulio Polibio, posto in relazione in mostra con l'Apollo di Piombino (120-100 a.C.), sulla sinistra della foto, prestito alla mostra del Musèe du Louvre di Parigi e ritrovato in mare nel 1832 nella zona di Piombino. In comune, secondo il curatore della mostra Kenneth Lapatin, le due statue hanno uno stesso prototipo ma è meno probabile che siano il prodotto della stessa officina.


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In mostra sono affiancati anche l’Apoxyomenos di Vienna in bronzo e la versione in marmo degli Uffizi utilizzata per il suo restauro. Finora nessuna delle coppie era stata confrontata fianco a fianco ma solo su carta. Nell'immagine, un po' in ombra tra le grandi statue, il curatore della mostra Kenneth Lapatin mentre risponde alle domande dei giornalisti.

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Il "Cavallo Medici Riccardi" in pieno splendore dopo il recente restauro al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze dal 20 marzo al 21 giugno 2015 ospita la mostra che integra Potere e Pathos: Piccoli grandi bronzi. Capolavori greci, etruschi e romani (curata da Andrea Pessina, Mario Iozzo, Giuseppina Carlotta Cianferoni) che presenta parte della collezione di statuette bronzee raccolte nel corso di circa tre secoli dalle dinastie medicea e lorenese. Attraverso 171 reperti esposti in un percorso artistico che rende l’esposizione una fondamentale integrazione della mostra di Palazzo Strozzi Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico. La mostra, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, la National Gallery of Art di Washington con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il sostegno del Comune di Firenze, la Camera di Commercio di Firenze, l’Associazione Partners Palazzo Strozzi, la Regione Toscana e con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico
Catalogo Giunti Editore. Mostra aperta tutti i giorni in orario 10.00-20.00, Giovedì 10.00-23.00. Dalle ore 9.00 solo su prenotazione. Accesso in mostra consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura. Biglietti: intero € 10,00; ridotto € 8,50; € 4,00 Scuole.

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In Palazzo Strozzi

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Pagina pubblicata il 03-2015 - Aggiornato il 04-Mar-2016