©www.zoomedia.it - vanna innocenti
- 12 marzo 2015
Atena
(Minerva di Arezzo) fusione in bronzo e rame del
300-270 a.C.
©www.zoomedia.it - vanna innocenti
- 12 marzo 2015
Testa e mano di Afrodite, scoperte nel 1872 a
Satala nel 1872 (Turchia nordorientale, l'antica Armenia
Minore), in prestito alla mostra dal British Museum di Londra.
©www.zoomedia.it - vanna innocenti
- 12 marzo 2015
Testa-ritratto maschile del tardo IV sec.-III sec.
a.C. in bronzo, rame e pasta vitrea. Ritrovata in un burrone
a San Giovanni Lipioni (Abruzzo) nel 1847 viene collegata
alla conquista romana del Sannio ed è un notevole
esempio di ciò che sarebbe divenuto un genere caratteristico
dell'arte romana. Prestito alla mostra della Bibliothèque
Nationale de France di Parigi.
©www.zoomedia.it - vanna innocenti
- 12 marzo 2015
Erma di Dioniso (Erma Getty)
in bronzo, rame, calcite del II sec. a.C. è apparsa sul mercato antiquario
nel
1971 e da allora è stata studiata e in relazione con l'erma
gemella
scoperta
nel 1907 nella
costa orientale della
Tunisia sul
relitto di Mahdia e anch'essa in mostra. La recente analisi metallica ha
rivelato notevoli somiglianze nelle leghe delle due erme. |
Un vero e proprio viaggio
alle origini della nostra cultura occidentale, nello sterminato
impero fondato da Alessandro il
Macedone, detto Magno per le sue grandiose imprese, che si estendeva dalla
Grecia e dai confini dell’Etiopia
all’Indo e comprendeva la Mesopotamia, la Persia, l’Egitto.
Il progetto di Alessandro era quello di fondere elementi della cultura greca
con
quella orientale, il mondo greco era fino lì basato essenzialmente sul concetto
di
polis,
la città-stato, l'arte ed essa
ed ai
cittadini era rivolta, mentre da allora l’arte
si rivolse
alle corti.
Scopo degli artisti divenne celebrare il monarca e le sue imprese, attraverso
la ricerca del fasto e della grandiosità, cui
l’arte greca aveva invece rinunciato.
Secondo Plinio il Vecchio il bronzo
corinzio era considerato più prezioso
dell’argento e di valore quasi paragonabile all’oro.
Le opere
in bronzo sono oggi rarissime e i bronzi antichi in gran parte perduti
perché fusi
nei secoli al fine di ottenere metallo da utilizzare tra l’altro
per monete o armi.
Il bronzo appena fuso era tanto fulgido da essere simile
all’oro;
la colorazione tendente al verde che le opere hanno assunto è differente,
ma ugualmente lucente e forse ancor più affascinante.
La mostra è divisa in sette
sezioni tematiche:
si apre con una introduzione alla mostra
con la grande
Statua-ritratto di Aule
Meteli (Arringatore), con il suo abbigliamento romano
ma con l’iscrizione etrusca
sul bordo della toga; statua votiva che raffigura Aule
della gens dei Meteli (un’importante famiglia cortonese),
figlio di Vel e di Vesi, è dedicata al dio Tece
Sans (“Tece padre”), e
fu forse offerta dalla comunità Chisuli. La destra è protesa
in avanti col palmo aperto, nel gesto del silentium
manu facere, che precedeva un’orazione pubblica.
In questa sezione anche la Base di statua che conserva
l’iscrizione integrata come “Lisippo
fece” e i fori per accogliere i piedi di una figura
bronzea. Questa base allude qui alla perdita di
statue ellenistiche
di bronzo e alla difficoltà di ricostruire le funzioni
originali delle opere giunte a noi in contesti non originali.
La seconda sezione, Ritratti del potere, propone
una panoramica sui ritratti con le effigi dei
personaggi influenti dell’epoca, un genere nato
con Alessandro Magno. Gli esempi sono straordinari la figura
di Alessandro Magno a cavallo,
proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli,
scoperta a Ercolano nel 1761. Il macedone, col diadema
reale tra i capelli, monta un cavallo, forse Bucefalo.
Poi la Testa-ritratto di Arsinoe III Philopator, trovato
verosimilmente in Egitto, nel 1840 fu donato alla città di
Mantova dal collezionista Giuseppe Acerbi. Nella donna si è
riconosciuta la regina di Egitto Arsinoe III Philopator
(217-204 a.C.), moglie di Tolemeo IV.
Nella terza sezione: Corpi
ideali, corpi estremi si mostrano le
innovazioni stilistiche del linguaggio artistico attraverso lo sviluppo di nuovi
soggetti e generi tratti dalla vita quotidiana, insieme alla capacità di
cogliere il dinamismo del corpo nella diversità di
movimenti e posizioni. Gli esempi sono la Statuetta di un artigiano o
l’Eros
dormiente, entrambi del Metropolitan
Museum of Art di New York. La maggior parte sono modelli
rappresentativi elaborati
da Lisippo di Sicione. La ritrattistica
dei regnanti, uomini e donne, diventò un genere distintivo dell’età ellenistica,
con il bronzo come materiale
principale.
Vi troviamo la Figura virile rinvenuta
nel 1992 nel mare presso Brindisi e la Testa di uomo con la kausia,
ritrovata nel 1997 nel mar Egeo, al largo dell’isola
di Calimno, la testa di Apollo emersa nel 1930 e descritta
poeticamente da Ungaretti.
Lo scultore ellenistico si propone di riprodurre tutti
i diversi sentimenti non controllati: rabbia, passione,
allegria,
angoscia, in contrasto con lo scultore del periodo
classico che aveva cercato equilibrio e serenità.
L’enfatizzazione
del pathos, cioè dell’espressività delle
figure rappresentate, è presente anche nei ritratti
dei potenti emersi sulla scia di Alessandro Magno: ritratti
volti a legittimarne il potere e i legami dinastici, grazie
a una combinazione di tratti individuali caratterizzati
da lineamenti insieme drammatici e idealizzati. L’Apoxyomenos,
ad esempio, rappresenta l’atleta che si
deterge dal sudore alla fine di una gara, con l'apposito attrezzo
metallico ricurvo, lo strìgile. L’attenzione dell’artista
non si concentra più, come nel periodo classico, sull’atteggiamento
ideale più significativo, bloccando l’azione nel momento
decisivo, ma cerca di cogliere la vita nel suo divenire, in un momento
qualsiasi,
spesso quello meno atteso.
La quarta sezione è intitolata Realismo
ed espressività rd è centrata
sui ritratti individuali, sull’uso di intarsi e colore
per ottenere un aspetto naturalistico e sulla sottolineatura
del pathos
e di altre forme di caratterizzazione, rese evidenti dalla presenza del Giovane
aristocratico e di numerose
altre Teste-ritratto
maschili.
Nella quinta sezione, Repliche
e mimèsi sono presentate
riproduzioni, grazie alla capacità di creare multipli “originali
con la tecnica del bronzo, di
opere ellenistiche in periodi successivi, ma anche le imitazioni
del bronzo nella pietra scura e
la diversa conservazione dei bronzi rinvenuti in mare in confronto a quelli
trovati nel suolo.
La
sesta sezione, Divinità ne affronta
il tema e propone opere di straordinaria bellezza,
tra cui la Minerva di Arezzo, il Medaglione
con il busto di Atena e la Testa
di Afrodite. Sono immagini più realistiche meno grandiose e distaccate
dagli uomini rispetto a quelle classiche.
Infine con la settima sezione,
Stili del passato, si vuole riscoprire un nuovo
interesse per i modelli arcaici e classici insieme alla
mescolanza di stili tardo ellenistici. Tra gli esempi
più significativi
il cosiddetto Idolino di Pesaro, l’Apollo del
Musée du Louvre di Parigi.
Potere e pathos. Bronzi
del mondo ellenistico è curata
da Jens Daehner e Kenneth Lapatin, del J. Paul Getty
Museum di Los Angeles ed offre
una
panoramica del mondo ellenistico legata al contesto storico, geografico
e politico;
un percorso alla scoperta delle affascinanti storie
dei ritrovamenti di questi capolavori, la maggior parte
dei quali avvenuti in mare (Mediterraneo, Mar Nero),
oppure attraverso scavi archeologici, che pongono i
reperti in relazione ad antichi contesti: santuari, spazi pubblici,
cimiteri. |