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Firenze

Firenze - Palazzo Vecchio - Arengario
...ragionamento di Modesto Rastrelli


Da: "Illustrazione istorica del Palazzo della Signoria detto inoggi IL PALAZZO VECCHIO" ragionamento di Modesto Rastrelli, Firenze 1792

Capitolo VII
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La Ringhiera del Palazzo, è propriamente quel ripiano alto dal suolo al livello della porta principale, con parapetto, o sponda davanti, nel cui mezzo si vede sopra conveniente base un Leone di marmo. Quella Ringhiera fu necessarissima a' tempi della Repubblica, perchè in essa facevano i Priori quando parlamentavano al Popolo in qualche grave circostanza: il rammentare tutte l'epoche di tali avvenimenti, riguarda l'intera Istoria Fiorentina, poichè non vi era circostanza interessante il popolo, che i Priori non scendessero in Ringhiera; ivi pure si pubblicavano i bandi, si dichiarava la Guerra, o la Pace: nel tempo del Principato servì ancora per buona pezza questa Ringhiera, solendovi il giorno di San Giovanni ricevere il Gran Duca, sotto maestoso Trono gli Omaggi ed i Tributi.

L'Ammirato nella fine del Libro ventiseesimo della seconda parte delle sue Istorie, scrive queste parole.

"1495. Con tutte queste turbazioni di fuori, si fece in Firenze nuova Riforma circa il governo della Città, e in segno di giustizia, e di avere oppresso il Tiranno, rizzossi in sulla Ringhiera della Porta del Palagio la Giuditta di Bronzo, opera egregia di Donatello. "Che questa statua sia stata sulla Ringhiera non troviamo altro Scritttore, che ce lo rammenti; ne possiamo credere, che l'Ammirato intendesse per Ringhiera quella parte della Loggia de' Lanzi, dove al presente si vede; eppur convien supporre così, dando fede agl'Istorici più antichi, i quali parlando della Signoria che scendeva in Ringhiera dicono, che si poneva sempre vicino al Leone: or se la Giuditta vi fu posta, forse lo fu per breve tempo, dicendo il Vasari, e il Borghini essere stata collocata sotto l'arco della Loggia de' Signori.

Riportiamo le parole di questi due Scrittori, non tanto per provare la nostra supposizione, quanto per lodare la detta eccellente Statua, che per ogni titolo lo merita.

Ed in primo luogo il Vasari.

"Fece (Donatello) per la Signoria di quella Città (Firenze) un getto di metallo, che fu locato in Piazza in un arco della Loggia loro; et è Giudit, che a Oloferne taglia la testa; opera di grande eccellenza e magisterio, la quale a chi considera la semplicità del di fuori nell'abito, e nello aspetto di Giudit, manifestamente scuopre nel di dentro l'animo grande di quella Donna, e lo aiuto di Dio; siccome nell'aria di esso Oloferne il vino et il sonno, e la morte nella sue membra, che per aver perduti li spiriti si dimostrano fredde, e cascanti: Questa fu da Donato talmente condotta, che il getto venne sottile e bellissimo, et appresso fu rinetta tanto bene, che maraviglia grandissima è a vederla: similmente il basamento, che è un balaustro di granito con semplice ordine, si dimostra pieno di grazia, et agli occhi grato in aspetto; e sì di questa opera si soddisfece, che volle, il che non avea fatto nell'altre, porvi il nome suo, come si vede in quelle parole Donatelli opus."

Il Borghini dice, in brevi parole, così.

"Di bronzo fece la Giuditta, che ha troncata la testa a Oloferne, la quale si vede ancor sotto l'arco della Loggia di Piazza, che guarda verso gli Uffici nuovi ec."

Palazzo Vecchio - Arengario

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Pagina pubblicata il 22-giugno-2005 - Aggiornato il 08-Giu-2015