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febbraio 2015
Primi saggi di restauro della testa del Cavallo Medici-Riccardi.
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vanna innocenti 19 febbraio 2015
La "Testa del cavallo Medici-Riccardi risale agli anni intorno
al 350 a.C. è realizzata in bronzo e tracce d’oro;
misura L 67 cm, h 80 cm, p 41 cm..
Testa
di cavallo Medici-Riccardi, particolare
dell'orecchio con il bordo peloso,
uno dei caratteri stilistici che ne denotano la realizzazione
di notevole livello artistico.
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Visita ai lavori
di restauro della celebre testa di cavallo in bronzo Medici – Riccardi,
capolavoro della scultura greca di età tardo-classica appartenuta
a Lorenzo il Magnifico, integrata dal restauratore
Bartolomeo Cennini sotto Cosimo II e nel 1881 passata nel Museo
Archeologico di Firenze insieme a tutti gli altri reperti archeologici
che avevano costituito le imponenti collezioni mediceo-lorenesi.
L'intervento di restauro, reso
possibile da un contributo straordinario della Fondazione non
profit Friends
of Florence, è stato affidato a Nicola Salvioli,
esperto restauratore e docente di restauro dei metalli.
Il restauro, effettuato
con un intervento “a cantiere aperto”al Secondo
Piano del Museo Archeologico, si è svolto sotto
la direzione di Mario Iozzo e la supervisione di Stefano Sarri
(Centro
di Restauro
della Soprintendenza
per
i Beni
Archeologici della Toscana).
Simonetta Brandolini d’Adda
Presidente della Fondazione non profit Friends of Florence,
dichiarandosi felice di collaborare con il Museo Archeologico
Nazionale di Firenze
e con la Soprintendenza nel contribuire al restauro e
allo studio di un’opera così importante, sottolinea
che, pur non avendo vinto la scorsa edizione del Premio Friends
of Florence Salone dell’Arte e del Restauro
di Firenze 2014, questo progetto meritava di essere
valorizzato per l’importanza storico-artistica del
manufatto.
Il restauro della bellissima
testa di destriero da guerra, con criniera cesellata e dai dettagli
anatomici accuratissimi, è stato
quindi terminato giusto in tempo per l'apertura della mostra: “Potere
e Pathos. Bronzi del modo ellenistico” a Palazzo
Strozzi dal 14 marzo al 21 giugno 2015. Poi proseguirà
il suo viaggio negli Stati Uniti, ancora in mostra: prima
al J. Paul Getty Museum
di Los
Angeles (28 luglio - 1° novembre
2015) e poi alla National Gallery of Art di Washington
DC (6 dicembre 2015 - 20 marzo 2016).
In parallelo e a supporto
del restauro, si è svolta una campagna di analisi e di
studio tecnologico per la determinazione
delle problematiche
conservative e dei materiali originali (leghe, patine,
cere, dorature), a cura del CNR di Firenze – Istituto
di Fisica Applicata “ Nello
Carrara”.
Dai primi risultati conseguiti
sullo stato di conservazione del bronzo si riporta che "la protome presenta la caratteristica
superficie di un manufatto
metallico di scavo, rimasto per molto tempo
sepolto. In passato, deve probabilmente aver subito una
pulitura chimica
molto forte che ha rimosso buona parte delle patine nobili
formate nei
secoli, e forse coeva è la rimozione dei medaglioni
e delle fibbie della testiera che adornava la testa e di
cui rimane traccia
delle attaccature. Bartolomeo Cennini appena dopo la metà del
XVII secolo riparò le fratture sul lato sinistro
del collo e aggiunse la fascia girocollo, determinando
così l’attuale
appoggio e la posizione della testa. Su tutta la superficie
bronzea, sono presenti residui di calcare risalenti a quando
l’opera
fu usata come bocca d’acqua in una fontana in Palazzo
Medici Riccardi. Prima di essere trasferita in collezione
fu eliminato dalla
protome il calcare attraverso una pulitura meccanica, forse
con lime e raspe, che graffiò parte della superficie.
In seguito l’opera
subì certamente alcuni trattamenti di omogeneizzazione
e manutenzione a base di sostanze cerose anche pigmentate
a oggi invecchiate, responsabili
dell’attuale aspetto del manufatto artistico. Sotto
queste sovrapposizioni coprenti, troviamo ancora corrosioni
dannose da eliminare
e molti più residui di doratura di quanto fino ad
ora non fosse possibile vedere a occhio nudo."
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Prove, saggi
ed analisi prima dell'intervento di restauro.
I primi risultati "La rimozione dei materiali delle varie manutenzioni che ricopre
la superficie,
permette già una migliore individuazione delle tracce di doratura (in
attesa della conferma dalle analisi per la tecnica adottata in origine) ben più numerose
di quanto ad oggi si potesse pensare. La pulitura eseguita nel rispetto dell’opera
ed anche del pubblico, vede l’alternarsi di tecniche chimiche a base acquosa
e di solventi supportati da gel, mentre la rifinitura meccanica consente di rimuovere
i residui calcarei e le corrosioni poi inibite. Tale combinazione consente di
raggiungere le patine naturali e di rilevare i dettagli della lavorazione e come
già detto delle dorature. Con la campagna diagnostica in corso, sarà anche
possibile approfondire le conoscenze tecnologiche dell’opera, distinguendone
le modifiche e le aggiunte nei vari interventi di riparazione e restauro susseguiti
nel tempo da quella che è l’opera originale greca. Con l’occasione,
sarà rivisto anche il supporto ligneo ottocentesco e con l’ausilio
della scansione tridimensionale, sarà formulata attraverso simulazioni,
una nuova ipotesi di supporto."
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Descrizione
della Testa di cavallo detta “Medici Riccardi”
Seconda metà del IV secolo a.C. - Bronzo; cm 85 x 97 x 35
Conservata a Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 1639
La
protome appartenne alla collezione di Lorenzo il Magnifico ed è nota
come “Medici Riccardi” dal nome del palazzo in cui per secoli fu
conservata: prima della cacciata dei Medici si trovava nel giardino del palazzo
mediceo di via Larga, che si affacciava su via dei Ginori, come appare dagli
atti di confisca dei beni della famiglia, dove è menzionata come una «testa
di bronzo di cavallo che era nell’orto».
Il 1494 è dunque
un termine ante quem, ma non sappiamo quando la scultura sia entrata nelle raccolte
medicee.
Il confronto di questo bronzo sia con la Protome Carafa che con la testa
del cavallo del Monumento equestre al Gattamelata, realizzati da Donatello tra
il quinto e il sesto decennio, indica una forte analogia formale tra il modello
antico e le due opere “moderne”.
L’artista, cui i Medici affidarono
la cura di tutti i loro reperti antichi, parrebbe dunque aver studiato direttamente
questa Testa anche prima della sua partenza per Padova, alla fine del 1443: se
così fosse, dovremmo pensare che quest’opera figurava tra le “anticaglie” di
Cosimo il Vecchio già in tempi precedenti al trasferimento della famiglia
nel nuovo palazzo michelozziano (1458 circa).
La
passione del Medici per le sculture classiche è del resto confermata da Vasari, laddove ricorda, a proposito
del Marsia (oggi agli Uffizi) posto all’ingresso del secondo cortile del
palazzo, che Cosimo aveva «avuto di Roma molte anticaglie».
Dopo
la confisca del 1494-1495 la Testa fu conservata a Palazzo Vecchio, per essere
restituita ai Medici dopo il loro rientro a Firenze nel 1512: essa tornò allora
nei giardini del palazzo di via Larga, dove nel corso del Cinquecento fu adattata
a bocca di fontana ad opera di Bartolomeo Cennini e più tardi (dopo il
1672) accostata, sempre con la stessa funzione, a una statua celebrativa del
marchese Francesco Riccardi, nuovo proprietario del palazzo.
Nel 1815 fu esposta
agli Uffizi, da dove nel 1890 raggiunse il Museo Archeologico, già ospitato
nel Palazzo della Crocetta.
La testa di cavallo, sulle cui circostanze
di rinvenimento e sulla cui provenienza sappiamo ben poco, faceva sicuramente
parte di una statua
equestre a grandezza
naturale. La scultura, che riveste caratteri di assoluta eccezionalità,
rappresenta uno dei pezzi più significativi nel panorama dei bronzi
delle collezioni fiorentine, esemplificando efficacemente la ricchezza
dei grandi bronzi
antichi, rappresentanti divinità, imperatori, o anche semplici
cittadini, presenti in gran numero nelle città antiche.
La fame
di metalli dell’Alto
Medioevo, periodo in cui le statue di bronzo venivano smembrate per
essere rifuse, ha contribuito alla quasi totale scomparsa dei grandi
bronzi.
Anche la testa
Medici Riccardi costituisce un’eloquente testimonianza di questi
scempi, e non solo perché la protome non è una scultura
in sé conclusa
ma l’unica parte che rimane di un grande cavallo; è infatti
evidente che il cavallo era sicuramente montato, come dimostra la
barra del morso
ancora visibile
all’interno della bocca.
Non rimane
altro dei finimenti e delle briglie, certo realizzati a parte e quindi
subito asportati; si
conserva viceversa la
lingua, per quanto anch’essa realizzata a parte e poi inserita.
Degli occhi, originariamente riportati in materiale diverso, non
restano che le orbite vuote.
Il cavallo, raffigurato in posizione dinamica, con
la bocca aperta, stirata dall’azione
del morso, le labbra che scoprono i denti fra i quali si intravede
la lingua, le narici dilatate, presenta caratteristiche anatomiche
di grande
verismo, in
particolare le orecchie con il bordo peloso, il taglio dell’occhio,
le pieghe del pelame, unitamente al ciuffo frontale legato in alto
e alla corta
criniera emergente tra due bassi orli. I caratteri stilistici, che
denotano un notevole livello artistico, oltre ai confronti con sculture
e rilievi
del periodo
tardo classico, inducono a proporre una datazione del pezzo non oltre
gli ultimi decenni del IV secolo a.C.
Questa ipotesi, contestata
da numerosi specialisti,
piuttosto inclini a proporre una datazione verso la fine del periodo
ellenistico o, addirittura, al periodo imperiale romano, è suffragata
anche dalle analisi tecniche.
La tecnica di lavorazione e la lega
metallica rame-stagno confermano
infatti che si tratta di un originale greco, databile tra il periodo
tardo-classico e il primo ellenismo, ipotesi suffragata dal fatto
che la doratura a foglia,
che aveva portato a supporre che la testa appartenesse a una replica
romana, è stata
applicata alla statua in un secondo momento, su strati di prodotti
di corrosione già stabilizzati.
Giuseppina Carlotta Cianferoni
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Visita al cantiere di restauro della "Testa di cavallo Medici-Riccardi.
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Nell'immagine si vede un momento della conferenza stampa di presentazione
del restauro della Protome Medici-Riccardi. La Testa di Cavallo sarà
poi in esposto, dal 14 marzo al 21 giugno 2015 a Palazzo Strozzi a Firenze,
prima tappa della mostra archeologica Potere
e pathos. Bronzi del mondo ellenistico, curata da Jens Daehner e
Kenneth Lapatin, del J. Paul Getty Museum di Los Angeles, che offrirà una
panoramica del mondo ellenistico attraverso il contesto storico, geografico
e politico. L’esposizione
si sposterà al J. Paul Getty Museum di Los Angeles dal 28 luglio
al 1° novembre 2015 e si concluderà alla National Gallery
of Art di Washington DC, dal 6 dicembre 2015 al 20 marzo 2016.
Piccoli Grandi
Bronzi. Capolavori greci, etruschi e romani delle collezioni mediceo-lorenesi è la
concomitante mostra al Museo Archeologico Nazionale Firenze che
completa la mostra di Palazzo Strozzi dal 20 marzo al 21 giugno 2015,
curata da
Andrea Pessina, Mario Iozzo, Giuseppina Carlotta Cianferoni.
Altre immagini ed informazioni
del
Museo Archeologico Nazionale sono nelle pagine
degli eventi e degli incontri:
Incontri
2016-2017. Quinto ciclo
di Conferenze di Archeologia
Piccoli Grandi Bronzi. Capolavori greci, etruschi e romani delle
collezioni mediceo-lorenesi
Restaurata la Testa di Cavallo Medici Riccardi
"I
colori perduti dell'antichità i
Marmi
di Ascoli Satriano" in confronto diretto con il "Sarcofago
delle
Amazzoni"
“Il
Museo Archeologico Nazionale di Firenze quarant’anni dopo”
In mostra grandi capolavori etruschi - Riapre il Salone del Nicchio chiuso
dall’Alluvione
del ‘66 - L’entrata del Museo torna definitivamente da piazza
Santissima
Annunziata - Mostra “Archeologia e Restauro in Toscana” -
“ Motivi Egizi nel Cimitero degli Inglesi.
La speranza nella vita oltre la morte” dal 23 settembre
2006 al 27 maggio 2007 nel Museo Archeologico Nazionale - Firenze
"Incontri con
la cultura europea in Toscana: la
Slovacchia"
"Slovacchia:
crocevia della storia d'Europa" - Museo Archeologico dal 24
settembre
2005 al 15 gennaio 2006
"Cinque
sensi e il piacere della vita nell'Antico Egitto" al Museo
Archeologico Nazionale di Firenze, in occasione
delle
Giornate
Europee del Patrimonio 2005
Rificolona
2005:
Il museo Archeologico riapre l'ingresso "storico" sul
lato Est della
piazza di SS.ma Annunziata - Immagini
della serata