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LA MADONNA DI FIESOLE
nel restauro scoperta e attribuita
a Brunelleschi
Il capolavoro
restaurato è visitabile nel Museo dell’Opificio
delle Pietre Dure di Firenze, dal 15 dicembre 2008 al 28 febbraio 2009.
La “Madonna
di Fiesole”, scultura inedita, degli inizi del Quattrocento,
oggi attribuita al Brunelleschi, è una
terracotta policroma dipinta a freddo, cava sul retro, di qualità altissima
sia nel modellato che nella policromia. I colori, un po' consunti nei carnati,
risultano essere quelli originali; di solito questo tipo di opere
giungono a noi fortemente ridipinte.
Scoperta casualmente dai restauratori dell’Opificio durante
un sopralluogo nel Vescovado di Fiesole, la scultura benché ben
conservata, presentava delle problematiche su cui era necessario intervenire
tempestivamente. |
Il danno
più importante era rappresentato da alcune fratture inadeguatamente incollate – di
cui una molto estesa dalla spalla della Madonna fino al mento del bambino -
che la esponevano al rischio di rottura.
Con la Madonna di Fiesole viene ritrovata un'opera del Brunelleschi
di particolare qualità; le indagini condotte durante il
restauro dall’Opificio hanno rilevato che l'opera è un
prototipo originale, modellato direttamente in creta, dal quale è stata
tratta una matrice per realizzare numerose repliche in terracotta
e in stucco.
Risulta
quindi un'opera fondamentale per
lo studio di una serie di Madonne, circa una ventina, che la
critica ha ricondotto fino ad oggi soprattutto alla
scuola del Ghiberti e del Brunelleschi. In questo guppo vi rientrano
alcuni esemplari conservati all’Ermitage, ai Musei di Berlino, al
Museo di San Marco a Firenze, nella collezione Chigi-Saracini a Siena ed
uno,
segnalato recentemente da Gentilini, alla Certosa del Galluzzo.
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L’opera rappresenta una giovanissima Vergine, dal volto
assorto e un po’ triste, lo sguardo perso nel vuoto, che
sorregge delicatamente ma con sicurezza il Figlio. Il Bambino,
che si stringe teneramente alla Madre cercando protezione, ha una
gamba stesa, leggermente in tensione e l’altra piegata a
mostrare il piede. E’ un bellissimo gioco di gesti, pieno
di umanità che sarà riproposto nelle numerose repliche
ma senza raggiungere mai questo livello di qualità.
Il gruppo scultoreo poggia su una base rettangolare con la scritta “O
MATER DEI MEMENTO MEI” (Madre di Dio ricordati di me).
L’uso di
materiali preziosi come l’oro nel manto, l’azzurrite e la lacca
rossa nella veste, lo splendido abitino del Bambino a bolli d’oro punzonati,
rivelano per la Madonna di Fiesole una committenza molto elevata, resa esplicita
dagli stemmi che comparivano alla base della scultura, oggi purtroppo non più leggibili.
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Gli stemmi
sembra siano stati scalpellati volontariamente ma non si spiega
il perchè.
L’intervento di restauro sulla
Madonna di Fiesole, durato circa due anni, è stato eseguito dall’Opificio
delle Pietre Dure con il sostegno dell’A.R.P.A.I. - Associazione
per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano - direttore
Laura Speranza, storica dell’arte
e direttore del settore Materiali Ceramici Plastici e Vitrei dell’Opificio;
della stessa Speranza è l'attribuzione a Filippo Brunelleschi.
Alcuni studiosi attribuiscono questo tipo di Madonna alla scuola
del Ghiberti dato che in una di queste copie è presente
la figura di Eva sdraiata, ricavata da un calco dalla porta del
Paradiso. Lo studioso Luciano Bellosi
riferisce questa tipologia di Madonne al Maestro del San Pietro di Orsanmichele
che individua nel giovane Filippo Brunelleschi (una fase poco nota dell'attività dell'artista
che si colloca dopo il concorso del 1401 per le porte del Battistero e
prima
delle grandi opere architettoniche). Laura Speranza adotta le intuizioni
e le considerazioni del Bellosi e trova "siano
estremamente calzanti per quest’opera, veramente
superba, che rappresenta il prototipo per tante altre repliche”.
In questa Madonna sono già presenti quei caratteri che saranno peculiari
dell’arte scultorea brunelleschiana, così come ci sono giunti
nel crocefisso di Santa Maria Novella. I caratteri fisionomici sono indagati
con grande fedeltà naturalistica, ma sono in qualche modo trasfigurati
oltre ogni contingenza terrena. La Madonna, con grandi occhi distanti fra
loro, assomiglia al piccolo Gesù, con la stessa bocca quasi imbronciata,
la fronte ampia e squadrata, zigomi larghi e alti che il Brunelleschi aveva
già realizzato
nell’angelo che ferma Abramo, nella formella bronzea del concorso
del 1401.
Chi commissionò questa stupenda scultura e com’è arrivata
all’Arcivescovado di Fiesole? Che si tratti proprio di quella Madonna
in terracotta, ricordata nel 1418, nella camera da letto di Giovanni di
Bicci de’ Medici, capostipite della grande famiglia di banchieri
fiorentini, uno dei più importanti committenti del Brunelleschi?
A sostegno di questa tesi, un particolare molto significativo: l’abitino
a bolli d’oro
di Gesù Bambino che sembra derivare proprio dallo stemma dell’Arte
del Cambio, di cui Giovanni era stato più volte priore. E’ noto
come Giovanni di Bicci de’ Medici avesse fatto parte, nel 1401, della
commissione per il concorso della seconda porta del Battistero, che vide
vincitore il Ghiberti ed escludere il Brunelleschi. Al Brunelleschi il
mecenate affiderà il
progetto e la realizzazione della Sagrestia Vecchia in San Lorenzo e la
ristrutturazione della Basilica Laurenziana, oltre a partecipare, in veste
di gonfaloniere,
alla decisione del governo comunale per finanziare la costruzione dello
Spedale degli Innocenti, su progetto di Filippo Brunelleschi.
Il restauro ha avuto come primo obiettivo quello
di dimostrare come nel vasto panorama di opere simili, prodotte serialmente,
la
Madonna di Fiesole fosse un rilievo originale e non una copia ottenuta
da un calco. I notevoli spessori, lo svuotamento del retro eseguito con “mirette” di
varie dimensioni (strumenti che servivano per asportare la creta prima
del totale indurimento), i sottosquadri molto profondi e infine alcune
eleganti
soluzioni formali, non comprese e modificate negli esemplari successivi,
hanno dimostrato la tesi iniziale. Per esempio il corpo del Bambino, nella
versione
di Fiesole, è parzialmente avvolto da un velo azzurro che copre
anche la testa della Madonna, descrivendo un ampio panneggio sopra il
seno. Negli
altri esemplari, questo bel motivo non è stato compreso e il Bambino
appare coperto solo dal manto della Madonna. Così come la corona
sulla testa della Vergine, oggi senza punte, nelle repliche successive è stata
trasformata in uno strano panneggio piegato.
Verificato che si trattava di un prototipo originale, il restauro è proseguito
con la rimozione di una colata di gesso posta sul retro dell’opera
per fermare le fratture, probabilmente createsi subito dopo la cottura.
Dopo lo
smontaggio e il rimontaggio dei vari pezzi, in cui era stata suddivisa
la scultura, si è proceduto al consolidamento di alcuni strati
dorati e pittorici che mostravano poca adesione al supporto. Eseguita
l’integrazione pittorica
sia sulle dorature che sulla pittura, infine si è progettata una
struttura di sostegno, non visibile e smontabile in ogni momento, in
grado di garantire
la futura conservazione dell’opera. Informazioni
tecniche sul restauro
della Madonna di Fiesole:
Direzione Settore Materiali Ceramici Plastici e Vitrei dell’Opificio:
Laura Speranza
Direzione tecnica: Rosanna Moradei - Restauro: Akiko Nishimura - Indagini
scientifiche: Monica Galeotti
La Madonna di Fiesole terracotta policroma dipinta a freddo degli inizi del
Quattrocento 60 cm di larghezza, 17 cm di profondità x 88,5 cm di
altezza compresa la base di 20,5 cm
In mostra al Museo dell’Opificio
delle Pietre Dure in via Alfani 78, Firenze
dal 15 dicembre 2008 – al 28 febbraio 2009 dal lunedì al sabato
dalle ore 8.15 alle ore 14.00; il giovedì dalle ore 8.15 alle ore
19.00 - Chiuso domeniche e festività
Ingresso 4 Euro intero, 2 Euro ridotto. |