Poesie dedicate a Firenze
Pablo Neruda: La
città
E quando in Palazzo Vecchio, bello come un'agave di pietra,
salii i gradini consunti, attraversai le antiche stanze,
e uscì a ricevermi
un operaio, capo della città, del vecchio fiume, delle case tagliate
come in pietra di luna, io non me ne sorpresi: la maestà del popolo governava.
E guardai dietro la sua bocca i fili abbaglianti della
tappezzeria, la pittura che da queste strade contorte venne a mostrare
il fior della bellezza a tutte le strade del mondo.
La cascata infinita
che il magro poeta di Firenze lasciò in perpetua caduta senza che possa
morire, perchè di rosso fuoco e acqua verde son fatte le sue sillabe.
Tutto dietro la sua testa operaia io indovinai.
Però non era, dietro di lui, l'aureola del passato
il suo splendore: era la semplicità del presente.
Come un uomo, dal telaio all'aratro, dalla fabbrica oscura,
salì i gradini col suo popolo e nel Vecchio Palazzo, senza seta e senza
spada, il popolo, lo stesso che attraversò con me il freddo delle cordigliere
andine era lì.
D'un tratto, dietro la sua testa, vidi la neve, i grandi
alberi che sull'altura si unirono e qui, di nuovo sulla terra, mi riceveva
con un sorriso e mi dava la mano, la stessa che mi mostro il cammino laggiù
lontano nelle ferruginose cordigliere ostili che io vinsi.
E qui non era la pietra convertita in miracolo, convertita
alla luce generatrice, né il benefico azzurro della pittura, né tutte le
voci del fiume quelli che mi diedero la cittadinanza della vecchia città
di pietra e argento, ma un operaio, un uomo, come tutti gli uomini.
Per questo credo ogni notte del giorno, e quando ho sete
credo nell'acqua, perchè credo nell'uomo.
Credo che stiamo salendo l'ultimo gradino.
Da lì vedremo la verità ripartita, la semplicità instaurata
sulla terra, il pane e il vino per tutti.
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Poesia inedita, letta in Palazzo Vecchio, marzo
2004, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Pablo
Neruda.
Pablo Neruda, poeta cileno, durante il soggiorno a Firenze dedicò altre
due poesie a Firenze. Nel gennaio 1951 Neruda
incontrò il sindaco Fabiani, in Palazzo Vecchio.
v.innocenti