Il periodo delle Arti e Corporazione Artigianali a Firenze
Lunga è la tradizione dell’artigianato a Firenze, che
fiorì contemporaneamente alla nascita delle Arti, corporazioni
di mestiere che, sorte fra la fine del XII e l’inizio del XIII
secolo, favorirono in larga misura lo sviluppo della vita economica,
politica e sociale della città attraverso il lavoro artigianale
della popolazione.
Organizzate in un sistema che prevedeva il raggruppamento dei membri
in categorie lavorative, all’interno dei quali venivano difesi
gli interessi comuni e favoriti gli scambi commerciali, tali corporazioni
furono favorite alla nascita dall’intensificarsi dei traffici
commerciali e dal ramificarsi di sempre nuove attività.
Si divisero le sette Arti Maggiori, più ricche e potenti, dalle
quattordici meno importanti, chiamate Arti Minori. Dalla seconda metà
del XIII secolo, però, quando le singole arti acquistarono
maggiore competenza politica, si costituirono tre grandi gruppi, con
l’introduzione delle Arti Mediane, coincidenti all’incirca
con le tre classi sociali: le Maggiori corrispondevano alla classe
dei ricchi mercanti, banchieri e artigiani, oltre a professionisti
tra medici, pittori e giuristi. Tra le Mediane, Beccai, Calzolai,
Fabbri, i Maestri di pietra
e di legname e i Rigattieri, che ben presto si inserirono tra le Maggiori
e si unirono in gruppi più ampi. Infine, delle minori facevano
parte i mercanti al minuto e gli artefici manuali. Tra tutte le arti,
la più attiva e potente fu quella della Lana che già
dal secondo Quattrocento dovette contendere il primato con l’emergente
arte della Seta.
L’entrata in una corporazione era regolata da precise condizioni:
solo i figli legittimi di un membro, che avevano dimostrato con un’opera
perfetta di conoscere il mestiere e che pagavano la tassa potevano
accedere all’Arte. Compito principale delle Arti era quello
di mantenere il governo democratico della città, pur controllando
e tutelando le proprie attività. Nel periodo dell’espansione
economica di Firenze, le Corporazioni non solo crearono nuovi mestieri
e posti di lavoro, ma diedero un forte impulso allo sviluppo della
cultura, anche finanziando molte opere d’arte.
Nel 1530, la Firenze assediata da Carlo V, non volendo cedere senza
combattere, attinse alle riserve economiche di privati e Arti, che,
fortemente spremute, da allora non riuscirono più a risollevarsi,
anzi cominciò per loro una fase di declino che continuò
anche dopo la caduta della Repubblica e l’instaurarsi dei Medici.
Fu così che nel 1534 le quattordici Arti Minori furono raggruppate
in quattro Università, per potersi meglio sostenere, anche
e soprattutto economicamente.
Nel 1770 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo decise con un bando
la soppressione di tutte le Arti, escluse quelle di Giudici e Notai,
ma anche queste nel 1777 furono sostituite dal Magistrato del Conservatorio
delle Leggi.
Non solo favorirono il progresso nelle tecniche produttive e nella
diffusione commerciale, le Arti migliorarono le condizioni di lavoro
dei loro iscritti, fissando giornate lavorative e giorni feriali,
organizzando servizi pubblici e creando veri e propri quartieri artigianali.
Nel corso del Quattrocento, le Arti mantennero la loro funzione militare
e difesero la città dalle incursioni esterne. Nacque inoltre
un corpo speciale, le Guardie della città, una specie di polizia
che reprimeva le frodi, organizzava fiere e mercati per favorire e
disciplinare il commercio e sorvegliava e proteggeva la città
nelle ore notturne.

© www.zoomedia.it 2003 Lampadario in ferro battuto della Chiesa
di Orsanmichele
Il monumento che rappresentava il simbolo delle Arti
fiorentine era Orsanmichele, a metà strada tra potere politico
(Palazzo della Signoria) e quello religioso (Duomo e Battistero).
Nato come granaio, più antico monumento fiorentino, divenne
prima orto delle monache di San Michele, poi camposanto, e intorno
al 1240 tornò alla sua funzione primaria di vendita e raccolta
del grano. Fu nel 1335 che la Signoria vi appose modifiche: doveva
ora rappresentare gli emblemi di tutte le Arti. Le spese furono sostenute
dall’Arte di Por Santa Maria e furono Neri di Fioravanti e Francesco
Talenti ad occuparsi della costruzione, ancora abbellita in seguito
fino al restauro del 1858.
Laura Bartali
elaborato da
"Breve storia dei mestieri artigiani
La tradizione fiorentina"
di M.P.Lebole
Edifir Ed. Firenze 2003