"Andrea
Commodi copista di rispetto" presentazione
di Pina Ragionieri alla mostra: ANDREA
COMMODI dall'attrazione per Michelangelo all'ansia
del nuovo
17 maggio – 31 agosto 2012 - Casa
Buonarroti, Firenze
"ANDREA
COMMODI dall'attrazione per Michelangelo all'ansia del
nuovo".
La prima sala della
mostra con le teche dei bozzetti.
ANDREA COMMODI copista di rispetto
"Si trova presso il Gabinetto Disegni e Stampe
degli Uffizi di Firenze un gruppo di fogli, studiati da Anna Maria Petrioli
Tofani
e da lei attribuiti ad Andrea Commodi, nei quali si riconoscono copie
da disegni e bozzetti di Michelangelo, tutti di proprietà della Casa
Buonarroti. La mostra parte di qui, con l'intento di giustapporre le
copie del Commodi agli originali michelangioleschi, provocando per questa
via un confronto di eccezionale effetto visivo, attraverso il quale possiamo
anche illuminare momenti interessanti nella storia delle due più rilevanti
collezioni della nostra istituzione: i disegni e i bozzetti di Michelangelo.
Significati e contenuti della manifestazione
vanno ovviamente al di là del rapporto a distanza tra Andrea Commodi
e Michelangelo, che si ripercorre con emozione nella prima delle nostre
quattro sale espositive. Si vuole infatti offrire al visitatore e all'esperto
la rivalutazione critica di un artista affascinante come straordinario
disegnatore ma anche come raro e prezioso pittore: un protagonista del
suo tempo che merita davvero, come il lungo studio di Gianni Papi, più
attenzione di quella che finora gli è stata riservata. Il foglio
proveniente dall'Istituto Nazionale della Grafica è senza dubbio
interessante per il drammatico risvolto biografico di attrazione per
Michelangelo che
rivela; ma gli oltre quaranta disegni prestati dal Gabinetto
Disegni e Stampe degli Uffizi (con una generosa volontà di collaborazione
per la quale esprimo anche qui viva riconoscenza) tracciano senza dubbio
un profilo completo del disegnatore; mentre i dipinti che la nostra esposizione
propone, di rara visione fuori dalle loro sedi come indubbiamente sono,
costituiranno una gradita sorpresa per il visitatore, e un'occasione
di studio, talvolta di ripensamento, per gli specialisti.
Di conseguenza, questa premessa non intende
ribadire le ragioni di per sé evidenti della mostra, ma piuttosto
evidenziare modi e tempi in cui si verificò, limitatamente alle
opere conservate in Casa Buonarroti, il devoto e felice omaggio a Michelangelo
di un artista ai suoi tempi molto noto, come bene si spiega in questo
volume, anche come valoroso copista. Si aggiunge così un modesto
tassello a una storia assai di rado narrata: la monumentale critica michelangiolesca
ospita infatti non molte voci riguardo agli eventi che hanno fatto sì
che si possano definire "collezioni", con una propria personale
vicenda secolare, i disegni e i bozzetti della Casa Buonarroti. In questo
senso
possiamo dire di aver sentito la rilevanza del tema soltanto dall'interno:
nell'occasione dell'inaugurazione di una sala del nostro museo dedicata
ai bozzetti, un libretto curato da chi scrive queste righe (presente
nella bibliografia generale del presente volume) cominciò, sullo
scorcio finale del secondo millennio, ad affrontare l'argomento. Perfino
nei
lunghi studi di Paola Barocchi, i nostri disegni vanno di pari passo
con quelli degli Uffizi. E in particolare per quanto riguarda i bozzetti,
si può ripetere a tutt'oggi quello che Eric Maclagan affermava,
per così
dire tra parentesi, in un suo saggio del 1924: "The models in the
Casa Buonarroti are not very easy to study, and so far as I know no catalogue
of them, except the list by Dr. Thode, has ever been published".
I bei disegni che Andrea Commodi dedicò ai Due lottatori (cat.
7, 8) ritraggono l'opera ancora pressoché integra, e proprio per
questo entrano nella
storia della collezione, giacché ad essi si rifecero Giovanni
Poggi e Johannes Wilde nel 1926 per ricomporre il bozzetto che le alterne
vicissitudini
della Casa avevano ridotto a pezzi; nel caso del Dio fluviale (cat.
5, 6), il suo precoce stato di frammentazione è invece testimoniato
dalla copia che ne fece il nostro artista.
È più che probabile che il pittore frequentasse
i Buonarroti fin da giovanissimo, ai tempi di Leonardo, nipote ed erede
di Michelangelo; ed è documentato se non altro da due opere presenti
in mostra il suo rapporto (a partire dal ritorno definitivo a Firenze
all'inizio degli anni venti del Seicento) con Michelangelo il Giovane
proprio nel periodo in cui questo memore pronipote si prodigava per fare
del palazzo di Via Ghibellina un fastoso apparato barocco per l'esposizione
delle ricche collezioni d'arte della famiglia ma soprattutto il luogo
della celebrazione del genio di Michelangelo.
Rimane tuttavia non facile
la risposta a una domanda alla quale non si sfugge e che si pone anche
Annamaria Petrioli Tofani: perché il Commodi si limitò a riprodurre spesso
con bella fattura disegni e bozzetti michelangioleschi e non fu attratto
da altre opere del Maestro presenti fin da allora in Casa Buonarroti?
Si potrebbe ritornare a questo proposito
ai famosi falò che Michelangelo assai vecchio aveva fatto, a detta del
Vasari, di tanti suoi disegni, e rammentare la grande delusione di Cosimo
I de' Medici e della corte fiorentina per una decisione che aveva tolto
al duca un patrimonio che già riteneva suo. Il principe mediceo, in una
lettera inviata al suo ambasciatore Serristori meno di un mese dopo la
morte di Michelangelo, definì quel suo bruciar disegni "atto non degno
di lui".
Fu così che il Vasari consigliò caldamente a Leonardo Buonarroti, nipote
ed erede, di chiedere in primo luogo scusa al duca per il "misfatto dello
zio", e per di più di offrirgli, come dono riparatorio, ciò che dell'artista
restava ancora nello studio di Via Mozza a Firenze.
In una lettera a Leonardo del 4 marzo 1564, scritta un giorno prima della
lamentela ducale al Serristori, il Vasari affermava che soltanto "le
cose di Via Mozza" potevano ricompensare Cosimo del fatto che della casa
romana di Michelangelo non si fossero trovati "né disegni, né cartoni,
né modegli".
Si sa che Leonardo ubbidì prontamente, e che si spinse anche oltre nei
doni, cedendo a Cosimo perfino il rilievo marmoreo con la Madonna
della scala eseguito da Michelangelo non più che quindicenne.
Quei "modegli" che a Roma mancavano erano forse presenti in Via Mozza,
ed è assai probabile che facessero parte del prezioso regalo di Leonardo,
costituito dunque da disegni e bozzetti, oltre che dal marmo adolescenziale
tanto prediletto, anche a detta del Vasari, da Cosimo I.
Quando, nel secondo decennio del Seicento,
Michelangelo il Giovane, figlio di Leonardo, decise di allestire, come
qui già accennato, una serie di sale monumentali nella casa di famiglia,
trasformando parte della propria abitazione in un museo dedicato alla
memoria del grande avo e alla esaltazione dei fasti di famiglia, Cosimo
II restituì in parte la donazione: era il 1616, tra agosto e ottobre.
Un antico prezioso inventario della Casa, la cosiddetta Descrizione
buonarrotiana,
annoterà il ritorno di quella marmorea Madonna che era stata "già con
altre robe donata ai principi": di queste "altre robe" avrebbero potuto
far parte, insieme ai disegni, alcuni dei "modegli" di Via Mozza.
Dove eseguì dunque il Commodi le sue copie,
presso la corte medicea o in Casa Buonarroti, di cui fu assiduo frequentatore
fin dai tempi di Leonardo?
Sono domande alle quali non c'è attualmente risposta; non si riesce insomma
a uscire dal campo della congettura, sempre pericolosa consigliera specialmente
se si tratta di cronologia, prima de quel 1684 che vide "Michelangiolo
di Leonardo di Buonarroto Buonarroti" intento all'inventario appena citato,
nel quale per la prima volta si parla dei bozzetti come di un nucleo
unitario.
D'altra parte, l'attuale presenza dei fogli del Commodi agli Uffizi non
è una prova dirimente per individuare luoghi e tempi della ripresa, giacché
materiale grafico appartenente alle collezioni della Casa Buonarroti
passò probabilmente a più riprese nelle collezioni granducali.
Sta di fatto che un certo numero di "robe" michelangiolesche, disegni
e bozzetti appunto, rimase lontano dalla Casa, presso i Medici, in un
periodo che va all'incirca dal 1565 al 1616, e che il giovane Commodi
avrebbe potuto prenderne visione.
Ma al di là di queste curiosità da collezionista,
le copie del Commodi sono testimonianze molto preziose, uniche direi,
perchè si differenziano dalla tradizionale riproduzione che va alla ricerca
del capolavoro; al contrario, scoprono in modo tutt'altro che banale
momenti rari dell'arte di Michelangelo, in una sorta di sugestiva, spaventata,
commovente volontà di identificarsi con lui.
Di Pina Ragionieri (Catalogo Ed. Polistampa)
"ANDREA
COMMODI dall'attrazione per Michelangelo all'ansia del
nuovo".
I due autoritratti del Commodi in mostra. A sinistra Andrea Commodi da
giovane, dalla Galleria degli Uffizi; a destra, l'autoritratto a pastello
della Casa Buonarroti, donato personalmente dall'artista a Michelangelo
Buonarroti il Giovane.
Alla Casa Buonarroti
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