
Liberazione di Firenze - Diari di Guerra
Da: "I
luoghi della memoria" ed. Scramasax.
Citazioni dal
paragrafo "Le mine", Francesco
Berti, capitolo "Diari
e testimonianze"
(Notte tra il tre e quattro agosto 1944)
"Alle nove e un quarto circa i tedeschi cominciarono
a far esplodere le prime mine.
...Ad uno ad uno crollarono i ponti
di Santa Trinita, delle Grazie, della Vittoria, della Carraia ed il ponte di
Ferro. L'intera via Guicciardini e tutte le altre strade... vennero
fatte saltare con esplosione contemporanea, decine e decine di fabbricati.

Le macerie intorno al Ponte Vecchio © Archivio
Storico della Resistenza Firenze
...Noi che eravamo a poche decine di metri di distanza
vivemmo una notte d'inferno. Il rombo era immenso, lo spostamento d'aria
ci gettava in terra allorchè eravamo allo scoperto e faceva schiantare
le serrature delle massicce porte nell'interno del palazzo, anche in
quei locali che si trovavano nei punti più centrali tale era la forza
del risucchio d'aria.
Mille scrosci di vetri infranti, migliaia di mattoni ricadenti accompagnavano
con un lungo strascico di boato ogni esplosione e poi gli incendi da
ogni strada, dopo ogni scoppio, nasceva un incendio e questo che nessuno
poteva nè doveva domare bruciava sotto gli occhi nostri le nostre case
e le nostre robe...
...In quella intercapedine, si notava e si fecero notare
una quantità incredibile di persone acquattate e silenziose
che passavano la notte così. Domandai ad alcuni che cosa fosse
successo. Con le scale si erano calati dalle case di via Romana dentro
il giardino, perchè
gli ultimi reparti dell'esercito tedesco (che provenendo dalla via
Senese sfilarono per via Romana ed il viale Petrarca, onde arrivare
al ponte alla Vittoria, che fu l'ultimo a saltare) sfondavano le porte,
entravano nelle case, violavano le donne. Infatti, fatti pochi passi
nel silenzio assoluto di tutte quelle persone ammassate accosto al
muro, io procedendo in punta di piedi potei benissimo assistere, senza
vederle, ad alcune delle scene più barbare che i tedeschi abbiano
compiuto a Firenze. Sordi colpi d'ascia battevano contro i portoni
delle ultime
case di via Romana: la soldataglia si precipitava con rumore di ferraglia
per le scale in cerca di bottino e per saziare le sue fami: urla di
donne e pianti di bambini si sentivano men fioche, secondo se si affacciavano
alle finestre o se erano nell'interno delle case: poi, dopo pochi minuti,
anche queste voci cessavano. Gli ultimi stanchi reparti nemici erano
sfilati. Risalii verso Palazzo Pitti e a intervalli le vampate
e gli scoppi si allontanavano verso la collina fiesolana e quasi albeggiava.
Non ero nemmeno giunto al Palazzo che subito altre staffette venivano
a dare le voci più disparate ma una, quella ripetuta più volte
e alla quale non credevamo potesse corrispondere alla realtà,
era che le prime pattuglie inglesi si erano affacciate a porta Romana;
non lo potevamo
credere poiché il fatto sembrava troppo sollecito, io stesso
tornai sul cammino fatto poco prima e giù al cancello di ferro
che dà sul piazzale
di porta Romana. Fra le sbarre rade potei vedere due motociclisti nel
primo grigiore dell'alba che giunsero sulla piazza, fecero un'evoluzione
e tornarono subito indietro. Intanto gruppetti di persone erano usciti
dalle case, qualche bandiera si era affacciata timidamente alle finestre...
Erano le cinque e mezzo quando il primo carro armato canadese giunse
sulla piazza.
Allora fu tutto un tripudio di gioia: le case si aprirono
e le persone si riversarono in folla sulla piazza: le finestre si
addobbarono di bandiere. I carri che si susseguirono furono presi d'assalto
dalla
folla e infiorati: i conducenti furono tratti fuori, abbracciati
e subito rifocillati con generosi fiaschi di vino. Sul primo dei carri,
dalla torretta spalancata, un ragazzone canadese con baffi biondi alla
moschettiera, mi tese un grosso manone inguantato, che io strinsi con
effusione, rivolgendogli in francese parole di benvenuto e di rallegramento.
Così avvenne il primo contatto che noi avemmo con le truppe
alleate..."