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Mostre dedicate a
DON LORENZO MILANI

Barbiana: il silenzio diventa voce
29 gennaio - 8 febbraio 2009


Quadro montato con tela dipinta da Lorenzo Milani


La mostra fotografica "Barbiana: il silenzio diventa voce" è aperta fino a domenica 8 febbraio 2009 con orario 15-19 nella ‘Galleria Via Larga’ di via Cavour 1 a Firenze.

Con la documentazione fotografica sono eccezionalmente esposti un quadro e sei disegni anatomici realizzati dal giovanissimo Lorenzo Milani nel periodo del suo interesse per la pittura (1941-1942), prima della conversione e dell’entrata in seminario.
Si tratta di una prima “personale” di don Milani organizzata all'inizio del lavoro di catalogazione del suo percorso nelle arti figurative.

Nell'itinerario espositivo sono stati inoltre collocati alcuni strumenti realizzati a Barbiana da don Milani e dai suoi ragazzi compresa la mappa della Terra Santa colorata dal Priore.

Il percorso della mostra fotografica, pensata come versione itinerante e aggiornata di quella permanente collocata a Barbiana, si compone di 25 pannelli roll-up autoportanti di cui 20 sono della misura 80x200 cm e 5 di cm 100x200. Le immagini stampate sui pannelli riproducono foto, alcune inedite, e frasi tratte dagli scritti di don Lorenzo Milani.
" Barbiana: il silenzio diventa voce" è stata inaugurare il 29 gennaio con il Presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi, il Presidente della Fondazione Don Lorenzo Milani, Michele Gesualdi e l’assessore alla Cultura del Comune di Firenze Eugenio Giani.

Curatrice di "Barbiana: il silenzio diventa voce" è Sandra Gesualdi. "Narrazione itinerante della mostra fotografica installata a Barbiana a corollario del percorso didattico realizzato lo scorso anno dalla Fondazione, col recupero degli strumenti e dei luoghi didattici originali, per consentire la conoscenza dei metodi d’insegnamento seguiti da don Lorenzo nella sua scuola.
Le fotografie, tutte originali e d’epoca sono state lavorate in digitale e stampate su moderni rool-up, dopo un lavoro di ricerca, recupero e archiviazione.
Recuperarle, quasi restaurarle, ci ha permesso di scorrere quegli anni, osservando da vicino il cammino e la crescita di don Milani e dei suoi ragazzi.

E’ stato un viaggio a ritroso, che ha richiesto tempo e pazienza, in luoghi vicini ma lontani, dai tratti familiari ma ancora capaci di sorprenderci, con la scoperta di frammenti, paesaggi, volti che il fondo fotografico ripulito e re-interpretato ha fatto emergere.
Immagini sfocate e anonime hanno preso corpo e vita regalandoci la possibilità di inserirle in una narrazione poetica e realistica dai forti contenuti intellettuali che, in certi passaggi, lascia il passo all’attrazione emotiva.
L’incanto e il disincanto del bianco e nero rendono maggiormente affascinanti le immagini e danno voce agli echi delle didascalie, estratti di scritti editi da don Lorenzo.
Il percorso espositivo presenta la vita del priore: la sua giovinezza, il seminario, l’arrivo a Barbiana sino agli sviluppi della scuola; le scene delle lezioni, delle discussioni intorno a un unico libro, dei momenti di vita in comune, si susseguono con l’impatto immaginifico che la comunicazione per immagini offre.
Gli scatti si concentrano soprattutto sugli anni trascorsi a Barbiana, sui luoghi, i primi piani e le atmosfere che don Milani trovò in quel pezzo di mondo e ritraggono in modo obiettivo e lucido, con un ispirato ma mai melodrammatico realismo, i ragazzi che si sono incontrati e formati in quelle atipiche aule.
Le frasi, in calce alle foto, sono pennellate di rifinitura che danno voce e risalto ai fermo immagine.

Barbiana: il silenzio diventa voce” è il titolo emblematico per un luogo in cui dal silenzio del non sapere, i figli dei poveri e degli emarginati hanno acquisito la consapevolezza che il sapere e la parola rendono uguali.
Suggestivi saggi suggerimenti.
Questa consapevolezza è attuale e attuabile. Gli insopportabili silenzi dell’ignoranza e dell’indifferenza hanno solo cambiato il colore della pelle, ma esistono ancora.

La mostra è così un contributo per rendere sempre più completo il messaggio che l’esperienza di Barbiana trasmette alle decine e decine di scolaresche e visitatori che ogni anno salgono in quei luoghi.
Quel ‘silenzio’ depositario di una cultura non scritta, che si tramanda di generazione in generazione e che non emerge mai, dato che gli ultimi non scrivono libri, non fanno convegni non tengono conferenze.
A Barbiana quel silenzio si è fatto voce.
Ha fatto emergere quella formazione intellettuale capace di parlare tanto forte che, dopo 40 anni, continua a muovere, a commuovere, ad esaltare o a urtare.

La cura e l’allestimento del percorso fotografico vogliono avere una valenza didattica e divulgativa, senza caricature estetiche, in coerenza con gli spazi semplici e ridotti da cui è partito (la saletta espositiva della permanente di Barbiana è l’ex fucina in cui i ragazzi imparavano a lavorare con il ferro), lontani dai consueti ampi spazi museali, concepito per raggiungere, dato il suo essere in itinere, scuole, quartieri, spazi d’incontro, teatri, università.

La passione per un progetto incondizionato e la forza disarmante di un credo proprio, lo spirito con cui soffermarsi davanti alle foto e leggerne i pensieri."

SCANZONATO, ORGOGLIOSO, CURIOSO DEL VIVERE
La ricerca di Lorenzo Milani, da Brera a Barbiana
di Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze

L’attività artistica di don Lorenzo Milani (1923-1967) potrebbe sembrare circoscritta agli anni della sua adolescenza. In un certo senso è vero: concluso il liceo Berchet a Milano, rifiutò di iscriversi all’università a favore, invece, dell’apprendimento della pittura. Il professor Giorgio Pasquali, allora, presentò alla famiglia Milani Hans Joachin Staude (1904-1973), pittore che dopo un’immersione nell’espressionismo si era poi dedicato all’osservazione della natura e quindi si era avvicinato all’impressionismo.

Nel ’41 Lorenzo Milani si iscrisse all’Accademia di Brera e affittò uno studio di pittore. Sono gli anni in cui si firma “Lorenzino Dio e pittore”, in cui emergono i tratti di un carattere scanzonato e orgoglioso, ma anche di ricerca, attraverso le arti figurative, di quel senso sacrale della vita che Staude aveva indicato al futuro priore di Barbiana.
Nel luglio ’73 Alice Weiss, madre di Milani, scrive a Renate Staude, moglie del maestro di pittura del giovane Lorenzo, rimasta da poco vedova. “…Penso molto a Lorenzo – scrive Alice – che in Staude ha avuto il suo primo maestro. Maestro di serietà, di coscienza, di quella ricerca dell’assoluto nel bene e nel bello che poi ha portato Lorenzo alla sua strada”. E infatti...
Nell’estate del 42 Lorenzo in vacanza nella tenuta di Gigliola, nei pressi di Montespertoli, entra nella cappellina sconsacrata della villa, vi rinviene un messale e lo legge avidamente, rimanendone prima attratto dall’estetica della liturgia (“è più interessante dei sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello”) e poi dai contenuti. E’ una componente essenziale del suo cammino di conversione, con il quale l’attività di pittore finisce. Ma forse alla luce delle ricerche compiute, quest’attività, più che finire, diventa uno degli strumenti dell’attività pastorale di don Lorenzo. Gli studi di disegno e pittura si riveleranno, ad esempio, preziosi nella progettazione delle opere utili all’attività didattica: don Milani non era un dilettante, nemmeno in questo. Pensate al mosaico del ‘Santo scolaro’, realizzato dai suoi ragazzi, sotto la sua direzione, nella chiesa di Sant’Andrea a Barbiana, dove alcuni dei fiori sono stati composti proprio da lui.
Il rovello interiore del priore di Barbiana, una fede che anima una continua curiosità, emerge già negli anni che si collocano tra la pittura e la conversione. Ferdinando Tartaglia (1916-1988), figura particolare di prete e intellettuale cattolico, sospeso a divinis e poi morto in comunione con la chiesa cattolica , nel secondo dopoguerra dette vita a Firenze con Aldo Capitini al Movimento di Religione. I suoi ‘Esercizi di verbo’, recentemente editi da Adelphi, ci restituiscono anche questo ritratto: ‘Di don Milani solo questo ricordo/ che in tempo di guerra nei pomeriggi d’agosto/ fra bombe e strazi/ veniva in via de le Campora da me/ e diceva/ “parliamo del mistero de la Trinità”. Era un seccatore. Ma lo benedico’. Ci fanno bene le “seccature” di don Milani, in tempi di esasperato individualismo. Tornano attuali le sue riflessioni dopo le ubriacature della guerra preventiva. Addirittura “la guerra difensiva non esiste più – era la sua tesi – Non esiste più una guerra giusta né per la Chiesa né per la Costituzione”.
La mostra fotografica che inauguriamo in Palazzo Medici Riccardi è un omaggio alla sua storia, a un modo corale di vivere avendo a cuore le sorti di tutti, la grande lezione per cui “sortire insieme dai problemi è la politica, da soli è egoismo”. Tra i pannelli fotografici trovano spazio – ed è questa una particolare caratteristica che abbiamo voluto dare all’evento – un quadro del pittore Lorenzo Milani e quattro disegni anatomici.
Michele Gesualdi, suo allievo, custodisce alcune tele e diversi disegni di studio con annotazioni del futuro priore: apriamo così la strada all’esplorazione e all’analisi di un capitolo della vita di don Milani che merita di essere storicizzato e verificato con rigore, perché rende conto della sua ricchezza interiore e culturale."

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Pagina pubblicata il 30-01-2009 - Aggiornato il 02-Giu-2015