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Firenze

Mostre nel Museo di San Marco

"Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato"
22 marzo – 12 giugno 2011 - Nell'ambito di Restituzioni 2011

"Il Tabernacolo dei Linaioli: l'opera"
di Magnolia Scudieri, direttore del Museo di San Marco

©www.zoomedia.it - vanna innocenti - 2011
"Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato" durante l'anteprima alla mostra.

"IL TABERNACOLO DEI LINAIOLI: L’OPERA"
di Magnolia Scudieri, Direttore del Museo di San Marco

Guido di Piero, poi fra Giovanni, detto Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395/1400 - Roma 1455)

Tabernacolo dei Linaioli, 1433 -1435
Madonna in trono col Bambino, angeli musicanti, nel pannello centrale;
i Santi Giovanni Battista e Marco (sportelli, lato interno);
i Santi Marco e Pietro (sportelli, lato esterno);
Tre le tavole della predella Predica di San Pietro:
Davanti a San Marco, Adorazione dei Magi, Martirio di San Marco,
Tempera e foglia d’oro su tavola; 275 x 175 x 33,8 cm (parte centrale);
275 x 86,4 x 7,7 cm (sportello sinistro); 275 x 89,6 x 7,7 cm (sportello destro);
35,7 x 54 x 3,2 cm (33,9 x 52 cm la superficie pittorica);
35,7 x 54 x 3,2 cm (33,5 x 51,7 cm la superficie pittorica);
35,9 x 53 x 3,2 cm (34 x 51 cm la superficie pittorica).
Firenze, Museo di San Marco. Inv. 1890 nn.879-880.


Descrizione
"Il tabernacolo dei Linaioli è costituito da tre elementi: un grande pannello centrale centinato in cui un elegantissimo tendaggio dorato ripreso ai lati si apre sull’immagine della Vergine seduta su di un sedile coperto da un ricco tessuto e da un cuscino ricamato con in grembo il Bambino in piedi in veste
di pantokrator col mondo in mano.

La visione del pannello centrale circondato da una fascia inclinata, simulante uno sguincio in prospettiva, con angeli musicanti e adoranti, è regolata dall’apertura di due enormi sportelli sui quali campeggiano all’esterno, San Pietro e San Marco, il protettore dell’Arte, e, all’interno, nuovamente San Marco e San Giovanni Battista, precursore di Cristo e patrono di Firenze.

Il tabernacolo prende il nome dall’Arte dei Rigattieri, Linaioli e Sarti che lo commissionò al Beato Angelico nel 1433 per “ l’Uffizio dell’Arte”, come ricorda Giorgio Vasari. Il pittore era, all’epoca, già molto conosciuto, ma è probabile che alla prestigiosa commissione, l’unica di origine non ecclesiastica che di lui si conosca, abbia concorso anche una particolare evenienza.
Fra il 1430 e il 1433, infatti, vestì l’abito domenicano proprio nel convento di San Domenico di Fiesole, dove fra’ Giovanni risiedeva, Giuliano Lapaccini, discendente da una famiglia di linaioli affiliata all’Arte, che dallo zio di questi, Benedetto, ricevette un lascito, forse utilizzato anche per la realizzazione del tabernacolo."


©www.zoomedia.it - vanna innocenti - 21 marzo 2011
Nell'immagine la descrizione dell'area del Vecchio Centro di Firenze demolito alla fine dell’Ottocento.

"La residenza dell’Arte si trovava in Piazza Sant’Andrea in un’area del Vecchio Centro di Firenze demolito alla fine dell’Ottocento, contigua alla Piazza del Mercato Vecchio, oggi occupata dalla moderna Piazza della Repubblica.
Il tabernacolo, completato nel 1435 e sistemato a parete nel 1436 nella Sala grande
dell’Arte, ristrutturata pochi anni prima, fu rimosso da lì dopo la soppressione delle Arti ed accolto agli Uffizi nel 1777.

Nel 1924 pervenne al Museo di San Marco - divenuto nel frattempo anche sede
del Museo Monografico dell’Angelico - dove venne ricongiunto alla sua incorniciatura marmorea, qui trasferita nel 1890, poco prima della definitiva demolizione della residenza dell’Arte nel 1892.

Col tempo, la pittura aveva perso la sua vivacità cromatica e appariva offuscata, macchiata e sgranata, oltre che interrotta da deformanti fessurazioni, impedendo la percezione delle altissime qualità materiche e artistiche dell’opera."

Nell'immagine a sinistra il "Tabernacolo dei Linaioli" prima dei restauro montato con la cornice di marmo.


"Oggi, al termine di un intervento di restauro, quanto mai delicato e complesso, condotto dall’Opificio delle Pietre Dure, che ha restituito nitidezza, trasparenza e luminosità alla delicata superficie pittorica e vivezza alla cornice marmorea, l’opera torna in San Marco, con una sosta espositiva nella Biblioteca monumentale.

Questa è finalizzata a facilitare una visione ravvicinata e completa di ogni meraviglioso dettaglio emerso dopo il restauro, prima della ricollocazione definitiva nell’ambiente abituale, entro la coeva cornice marmorea policroma, intagliata con motivi classicheggianti, realizzata su disegno di Lorenzo Ghiberti.

Questi era stato coinvolto anche per il progetto del tabernacolo, di cui aveva fatto un modello poi utilizzato dal falegname, “ Iacopo di Piero vocato papero” e, probabilmente aveva offerto all’Angelico preziosi suggerimenti, anche se non il disegno, per la ideazione delle grandi figure dei Santi negli sportelli."

(Nell'immagine a sinistra lo sportello con San Marco)

L’opera, la cui genesi è eccezionalmente documentata per l’epoca, costituisce un punto fermo per la ricostruzione dell’attività del pittore e ha sempre goduto di grande fama. Essa è dovuta ad un insieme di ragioni: la maestosità dei Santi dipinti sugli sportelli, la grazia degli Angeli musicanti, diventati diffusissime icone della devozionalità popolare fin dall’Ottocento, il particolare valore iconico della Vergine col Bambino. La sua peculiarità sta, tuttavia, principalmente, nel fatto che esso rappresenta, in dimensioni del tutto anomale, una delle ultime testimonianze di questa tipologia di oggetto devozionale, particolarmente diffuso in piccolo formato nel XIV secolo.

Inoltre, mentre da un lato, è l’ultimo erede delle icone mariane del Due - Trecento, con uno sguardo privilegiato rivolto ai tabernacoli di Orsanmichele, tempio delle Arti, dall’altro, si pone come un avamposto di un linguaggio figurativo in evoluzione, che rielabora la tradizione medievale nell’ambito di una nuova percezione della realtà, a misura d’uomo, pienamente rinascimentale.

Nel percorso angelichiano il tabernacolo infatti segna il definitivo appropriarsi, da parte del pittore, del senso dello spazio, del manifestarsi degli affetti, della naturale concretezza dei corpi e della fisicità delle cose, così evidente nella trasparenza degli incarnati, nel trattamento splendidamente attento dei tessuti, degli strumenti musicali."

Nell'immagine un particolare dell'angelo con tromba nella cornice destra dopo il restauro.

"L’attenzione alla rappresentazione dell’ambiente contemporaneo si manifesta in modo ancora più evidente nelle tre scene della predella con la Predica di San Pietro davanti a San Marco, l’Adorazione dei magi e il Martirio di San Marco che raccontano gli eventi sacri con un linguaggio limpido e vivace che aiuta lo spettatore a rivivere le storie sacre trasponendole nel proprio contesto storico e ambientale." La descrizione di Magnolia Scudieri, "Il Tabernacolo dei Linaioli: l'opera", è pubblicata nel catalogo della mostra "Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato. Restituzioni 2011 e ARPAI per un capolavoro" ed è edito da Edifir-Edizioni Firenze.


©www.zoomedia.it - vanna innocenti - 2011
Predica di San Pietro davanti a San Marco, una scena pittorica delle tre tavole della predella in mostra nella Biblioteca monumentale del Museo di San Marco fino al 12 giugno 2011.

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Pagina pubblicata il marzo - 2011 - Aggiornato il 25-Mar-2011