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- 21 ottobre 2015
La Sala della Maddalena prende
il nome dal capolavoro del primo Rinascimento scolpito per il
Battistero tra il 1453 e il 1455 da un Donatello ormaia anziano.
Giorgio Vasari ne "Le
vite de' più eccellenti
pittori, scultori e architettori",
edizione giuntina, 1568 ci dice: « Di mano di Donato è una Santa
Maria Maddalena di legno in penitenza, molto bella e molto ben
fatta, essendo consumata dai digiuni e dall'astinenza, intanto che pare in
tutte le parti una perfezione di notonia, benissimo intesa per
tutto».
La statua in legno di pioppo bianco, fu dipinta e integrata con
stoppa per i capelli e di gesso per alcune finiture.
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Timothy Verdon, Direttore del
Museo dell’Opera del Duomo di Firenze spiega e accompagna
i giornalisti durante la visita in anteprima alla riapertura
del Museo.
Alle spalle del Direttore, in alto nell'immagine, si vede il
gruppo marmoreo di scuola arnolfiana con
Santa Reparata, San Zanobi e al centro la Madonna
dagli occhi di vetro, ora ricollocato, come in origine,
sulla porta centrale della ricostruita antica facciata. La
lunetta dietro alla Madonna
col Bambino come un tempo fa da sfondo alla scultura.
La lunetta è realizzata
in mosaico, alcuni studiosi lo considerano di tipo cosmatesco.
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Siamo nella Sala del Paradiso, la luminosità naturale che
proviene dall'alto la caratterizza. Nell'immagine, sulla destra,
la grande ricostruzione in scala 1:1 dell’incompiuta, trecentesca
facciata del Duomo di Firenze, di Arnolfo di Cambio
che vi operò dal 1296, con ricollocate le sculture originali.
Sul lato sinistro, sulle pedane sovrastanti le porte bronzee del
Battistero,
si vedono
i monumentali gruppi statuari del XVI secolo realizzati da Vincenzo
Danti,
Andrea Sansovino e Giovan Francesco Rustici.
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Una delle sculture originali ricollocate sulla facciata ricostruita.
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Rilievi scultorei originali provenienti dal Campanile di Giotto.
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La grande Galleria del Campanile
di Giotto, al primo piano e lunga 36 metri, accoglie le 54
formelle che adornavano il campanile e le
16 statue a grandezza naturale realizzate per il Campanile
di Giotto da Andrea
Pisano, Donatello (i suoi profeti Abacuc, Geremia,
il Profeta Imberbe e Il Sacrificio di Isacco) e
collaboratori. Come si vede nell'immagine questa Sala presenta
delle aperture, come quella al
piano superiore delle stesse dimensioni, da cui si vede l’imponente
modello della facciata arnolfiana del Duomo, in un continuo dialogo
visivo.
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La Galleria delle Cantorie di Donatello
e Luca della Robbia conserva
i due grandi pergami realizzati tra il 1431 e il 1439 per il Duomo.
Le due cantorie (balconati destinati a ospitare i coristi addetti
ai canti
liturgici) in origine erano poste sopra le porte delle due Sacrestie
del Duomo. Luca della Robbia realizzò la cantoria che
sormontava la
Sagrestia delle Messe o Sacrestia Nuova. Donatello scolpì la
seconda cantoria e sulla parete semibuia qual è
quella sopra la porta della Sacrestia Vecchia o dei Canonici, operò
con più difficoltà ma fece
uno dei capolavori
del primo Rinascimento.
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Accanto ad una sala ottagonale con i 25 rilievi dal coro cinquecentesco realizzato
da Baccio Bandinelli si trova la sala dell’Altare d’argento
che si vede sulla parete di fondo nell'immagine.
La Sala offre
le opere che facevano parte del “Tesoro del Battistero”.
Protetti nelle teche laterali sono esposti i pannelli del parato di San Giovanni.
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Particolare di uno dei ricchi ricami dei paramenti sacri esposti
nella sala del “Tesoro
del Battistero”.
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La Sala della Pietà ospita la Pietà di Michelangelo (1547-1555),
una delle opere più misteriose
del grande artista, forse destinata al suo monumento funebre e che
Michelangelo in preda allo sconforto tentò di distruggerla
a martellate. La Sala è stata realizzata nello spazio della vecchia
sala di Bonifacio VIII ed è illuminata dall’alto
attraverso un velario che simula la luce naturale in un interno. Un
basamento centrale, ad evocazione di una mensa di altare, consente
di apprezzare l’opera "in linea nella sua natura religiosa
e in analogia alla collocazione immaginata da Michelangelo
(6 marzo 1475 - 18 febbraio 1564).
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La Sala del Poccetti con il suo grande gruppo scultoreo
conclude l'itinerario museale.
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