Divina Commedia
"100
CANTI per FIRENZE..." All'improvviso Dante!
Lettura
dei 100 canti della Divina Commedia nelle strade
e nelle piazze del centro - 12 maggio 2006

Canto VII -
Inferno
Cerchio quarto: La ridda degli avari e degli
spreconi
Virgilio mostra
a Dante i dannati: divisi in due schiere opposte, spingono
con il petto pesanti macigni, così come in vita si affaticarono
ad accumulare o a disperdere ricchezze. Camminando lungo un
corso di cupe acque, dante e Virgilio giungono nelle acque
torbide della palude dello Stige dove sono immersi gli
iracondi
e gli accidiosi...
CANTO VII
«Pape Satàn, pape Satàn aleppe!»,
cominciò Pluto con la voce chioccia;
e quel savio gentil, che tutto seppe, 3
disse per confortarmi: "Non
ti noccia
la tua paura; ché, poder ch’elli abbia,
non ci torrà lo scender questa roccia". 6
Poi si rivolse a quella ’nfiata
labbia,
e disse: "Taci, maladetto lupo!
consuma dentro te con la tua rabbia. 9
Non è sanza cagion l’andare
al cupo:
vuolsi ne l’alto, là dove Michele
fé la vendetta del superbo strupo". 12
Quali dal vento le gonfiate vele
caggiono avvolte, poi che l’alber fiacca,
tal cadde a terra la fiera crudele. 15
Così scendemmo
ne la quarta lacca,
pigliando più de la dolente ripa
che ’l mal de l’universo tutto insacca. 18
Ahi
giustizia di Dio! tante chi stipa
nove travaglie e pene quant’io viddi?
e perché nostra colpa sì ne scipa? 21
Come fa
l’onda là sovra Cariddi,
che si frange con quella in cui s’intoppa,
così convien che qui la gente riddi. 24
Qui vid’i’ gente
più ch’altrove troppa,
e d’una parte e d’altra, con grand’urli,
voltando pesi per forza di poppa. 27
Percoteansi ’ncontro;
e poscia pur lì
si rivolgea ciascun, voltando a retro,
gridando: "Perché tieni?" e "Perché burli?".
30
Così tornavan per lo cerchio tetro
da ogne mano a l’opposito punto,
gridandosi anche loro ontoso metro; 33
poi si volgea ciascun,
quand’era giunto,
per lo suo mezzo cerchio a l’altra giostra.
E io, ch’avea lo cor quasi compunto, 36
dissi: "Maestro
mio, or mi dimostra
che gente è questa, e se tutti fuor cherci
questi chercuti a la sinistra nostra". 39
Ed elli a me: "Tutti
quanti fuor guerci
sì de la mente in la vita primaia,
che con misura nullo spendio ferci. 42
Assai la voce lor chiaro
l’abbaia,
quando vegnono a’ due punti del cerchio
dove colpa contraria li dispaia. 45
Questi fuor cherci, che
non han coperchio
piloso al capo, e papi e cardinali,
in cui usa avarizia il suo soperchio". 48
E io: "Maestro,
tra questi cotali
dovre’ io ben riconoscere alcuni
che furo immondi di cotesti mali". 51
Ed elli a me: "Vano
pensiero aduni:
la sconoscente vita che i fé sozzi,
ad ogne conoscenza or li fa bruni. 54
In etterno verranno a
li due cozzi:
questi resurgeranno del sepulcro
col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi. 57
Mal dare e mal
tener lo mondo pulcro
ha tolto loro, e posti a questa zuffa:
qual ella sia, parole non ci appulcro. 60
Or puoi, figliuol,
veder la corta buffa
d’i ben che son commessi a la fortuna,
per che l’umana gente si rabbuffa; 63
ché tutto
l’oro ch’è sotto la luna
e che già fu, di quest’anime stanche
non poterebbe farne posare una". 66
"
Maestro mio ", diss’io, " or mi dì anche:
questa fortuna di che tu mi tocche,
che è, che i ben del mondo ha sì tra branche? ". 69
E quelli
a me: "Oh creature sciocche,
quanta ignoranza è quella che v’offende!
Or vo’ che tu mia sentenza ne ’mbocche. 72
Colui lo cui saver
tutto trascende,
fece li cieli e diè lor chi conduce
sì, ch’ogne parte ad ogne parte splende, 75
distribuendo igualmente
la luce.
Similemente a li splendor mondani
ordinò general ministra e duce 78
che permutasse a tempo li ben
vani
di gente in gente e d’uno in altro sangue,
oltre la difension d’i senni umani; 81
per ch’una gente
impera e l’altra langue,
seguendo lo giudicio di costei,
che è occulto come in erba l’angue. 84
Vostro saver
non ha contasto a lei:
questa provede, giudica, e persegue
suo regno come il loro li altri dèi. 87
Le sue permutazion
non hanno triegue:
necessità la fa esser veloce;
sì spesso vien chi vicenda consegue. 90
Quest’è colei
ch’è tanto posta in croce
pur da color che le dovrien dar lode,
dandole biasmo a torto e mala voce; 93
ma ella s’è beata
e ciò non ode:
con l’altre prime creature lieta
volve sua spera e beata si gode. 96
Or discendiamo omai a maggior
pieta;
già ogne stella cade che saliva
quand’io mi mossi, e ’l troppo star si vieta".
99
Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva
sovr’una fonte che bolle e riversa
per un fossato che da lei deriva. 102
L’acqua era buia
assai più che persa;
e noi, in compagnia de l’onde bige,
intrammo giù per una via diversa. 105
In la palude va
c’ha nome Stige
questo tristo ruscel, quand’è disceso
al piè de le maligne piagge grige. 108
E io, che di
mirare stava inteso,
vidi genti fangose in quel pantano,
ignude tutte, con sembiante offeso. 111
Queste si percotean
non pur con mano,
ma con la testa e col petto e coi piedi,
troncandosi co’ denti a brano a brano. 114
Lo buon maestro
disse: "Figlio, or vedi
l’anime di color cui vinse l’ira;
e anche vo’ che tu per certo credi 117
che sotto l’acqua è gente
che sospira,
e fanno pullular quest’acqua al summo,
come l’occhio ti dice, u’ che s’aggira. 120
Fitti nel limo, dicon: "Tristi fummo
ne l’aere dolce che dal sol s’allegra,
portando dentro accidïoso fummo: 123
or ci attristiam
ne la belletta negra".
Quest’inno si gorgoglian ne la strozza,
ché dir nol posson con parola integra". 126
Così girammo
de la lorda pozza
grand’arco, tra la ripa secca e ’l mézzo,
con li occhi vòlti a chi del fango ingozza. 129
Venimmo
al piè d’una torre al da sezzo.
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