Eserciti, uomini d' arme e viaggiatori illustri lungo la Bologna-Firenze
Corazze, pugnali, stiletti, spade, picche, sono state le componenti
dell' armamento di eserciti nazionali, di corpi di guardia cittadini
e principeschi, ma accanto alla preminente funzione difensiva e offensiva
hanno assunto, nel corso del Cinquecento e Seicento, valenze legate
alla ostentazione del potere e alla magnificenza reale e principesca.
I re dei grandi stati nazionali europei come i principi dei più
piccoli stati regionali, ed anche tutti coloro che possedevano un
qualche titolo nobiliare, avevano una scorta armata che poteva trasformarsi
in corteggio d' onore in tutte le occasioni previste dal cerimoniale
e dall' etichetta di Corte.
Insieme alle insegne nobiliari, alle livree, alle carrozze ed ai cavalli,
corazze finemente cesellate, pugnali e stiletti dai manici lavorati
e preziosi, spade dalle lame damascate e intarsiate, facevano parte
degli innumerevoli "segni" che dovevano distinguere il rango
e la potenza del signore.
Quando un Grande si muoveva per raggiungere la corte di un principe
o di un re, per partecipare a cerimonie pubbliche, per raggiungere
un campo di battaglia, il corteo armato era imprescindibilmente presente
e non serviva solo per difendersi dai pericoli che, inevitabilmente,
potevano incontrarsi lungo la strada.
Così per le vie cittadine come le grandi strade che collegavano
città, paesi e stati, diventavano il palcoscenico privilegiato
per i principi e le loro corti che sfoggiavano armi e armature confezionate
secondo fogge e abbellimenti adatti alla "parata d' onore".
Nella prima metà del Cinquecento la transappenninica del Giogo
è stata attraversata da milizie, uomini d' arme e cortei di
viaggiatori illustri; tra il marzo e l' aprile 1526 transitarono le
armate lanzichenecche del Marchese di Saluzzo, che stabilirono il
campo a Borgo San Lorenzo (22 aprile) prima di raggiungere le armi
imperiali che si stavano dirigendo ad assediare Roma (1527).
E' ancora la strada del valico del Giogo con i suoi diverticoli, ad
essere attraversata dalle truppe che dovevano porre l' assedio a Firenze
(1529); la più grossa schiera fu quella del capitano Ramazzotto
che occupò e saccheggiò Firenzuola
e, valicato l' Appennino, si fermò a Scarperia
dove venne raggiunta dalle truppe regolari inviate dal Papa.
Durante il principato mediceo sono stati numerosi i cortei armati
che hanno accompagnato illustri viaggiatori lungo la strada del Giogo.
Un viaggiatore molto importante fu il Legato pontificio Pietro Aldobrandini
che, nel 1600, si recava in Francia per celebrare le nozze di Maria
de' Medici col re di Francia; dopo essere stato accompagnato dal Granduca
in persona (Ferdinando I) fino alle "delizie" di Pratolino,
venne trasportato su una veloce carrettella fino a Scarperia, per
valicare l' Appennino a dorso di mulo ed a cavallo fino a raggiungere
Firenzuola. Superato il confine il cardinale proseguiva, con una scorta
di 100 archibugieri, verso Bologna.
Nel 1739 percorreva la Bologna-Firenze il duca di Lorena Francesco
Stefano che veniva a prendere possesso della Toscana, acquisita dopo
l' estinzione della dinastia Medici.
Il corteo, preceduto da carrozze cariche di bagagli, viveri, masserizie
e persone, riuscì ad attraversare l' Appennino in tre giorni,
con l' aiuto di traini supplementari di buoi forniti da tutti i contadini
e pastori della zona.
Dopo aver toccato Scarperia e S. Piero a Sieve il granduca e la sua
famiglia sostarono alle porte di Firenze, a Villa Corsi, e di qui
si formò il corteo per l' ingresso solenne in città,
dalla Porta San Gallo.
Forse la durata e il disagio del viaggio offrirono l' occasione per
la realizzazione della più agevole carrozzabile della Futa!
Giuseppina Carla Romby
tratto da "Lame da offesa e da parata
Costumi e cerimoniale principesco"
ed. Centro di Ricerca e Documentazione
sull' Artigianato dei Ferri taglienti