... il castagno della
Madonna è... su... verso la Montagna.
"Raccontano i vecchi che un povero pastorello, trovandosi solo
con le pecore per quelle alture, udì l'urlo di un lupo affamato.
Impallidire, sentirsi diacciare il sangue nelle vene, pensare che
via di salvezza non c'era, vedersi già azzannato e sbranato
dalla bestia inferocita e raccomandar l'anima a Dio, fu cosa di
un istante per il pastorello.
Chiamò a raccolta, con lo zufolo, il gregge e, così
tremante e pregante, si raccolse con le miti bestiole al tronco
di un grosso castagno, che aveva già copia di fronde.
L'urlo si avvicinava, e il lupo non tardò a comparire, con
un balzo, da un greppo: aveva sentito chi sa di dove l'odore della
carne e, con l'istinto del fiuto, era in pochi salti venuto al luogo
ove poteva sfamare la fame vorace.
Quando fu in vista del pastore e del gregge, sostò un momento,
anelante, con le fauci spalancate, la lingua fuori, gli occhi gialligni
e lucenti, come per sincerarsi della bella preda che gli si offriva
senza contrasto; e, con un nuovo urlo famelico fece l'atto di spiccare
un altro salto: era la morte sicura per il pastorello e le pecore.
In quel mentre, però, che succede?
Tutti i rami frondosi del castagno improvvisamente si curvano fino
a toccare la terra e formano una cupola folta, nascondono e proteggono
il piccolo pastore e le pecore.
Il lupo urla più che mai famelico e inferocito, e si aggira
spaventosamente intorno alla cupola misteriosa che gli impedisce
di sbramar la fame.
Dà l'assalto, ma le sue zampe non possono aprire il varco
nell'intrico denso di rami e foglie: morde, strappa, ma la sua rapina
si annienta contro il prodigio del cielo.
Infine, stremato di forze, estenuato dalla vana rabbia e più
dalla real fame, si allontana.
Allora i rami del castagno si rialzano, tornano come prima; e il
pastorello e il gregge, sani e salvi, possono riprendere il sentiero
della discesa per ritornare alla capanna e all'ovile."
Da G. Galletti, nel Monte Amiata. Saggio di letteratura
popolare.
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