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Musei - Uffizi da toccare: Percorso tattile per ipovedenti e non vedenti
Mappa e descrizioni delle opere d'arte.

Percorso selezionato gratuito dove i visitatori potranno “leggere” le antiche sculture della collezione Medicea. Sono presenti le didascalie in braille in prossimità delle opere. E’ possibile prenotare una guida specializzata per il percorso tattile presso la Sezione Didattica (www.polomuseale.firenze.it) oppure richiedere alla biglietteria informazioni per procedere in autonomia.

Gli Uffizi sono stati noti a lungo in Europa come la “Galleria delle statue”. Nessun altro museo poteva vantare una raccolta di statue di epoca greca e romana paragonabile a quella fiorentina per numero e qualità. La collezione, iniziata dai Medici nel XV secolo, fu costantemente arricchita sino a tutto il XVIII secolo con sempre nuovi acquisti effettuati soprattutto a Roma, da dove viene la maggior parte delle opere.

Scarica la mappa con la collocazione delle opere nel percorso al secondo piano degli Uffizi.
Descrizione didascalica delle opere
del percorso tattile
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1. Sarcofago con il trionfo di Bacco fine II sec. d.C.
Etimologia: Sarcofago (tomba da inumazione)=divoratore di carne
dal greco sarkos = carne + fago=mangiare
La scena rappresentata, il trionfo di Dioniso-Bacco al ritorno dall’India, è collegata al tema del dio che muore e resuscita (Dioniso, appunto), fonte di conforto davanti alla morte.
Nel corteo sono presenti pantere, centauri e menadi danzanti. Le figure indossano abiti dalle pieghe fitte ed esprimono l’impeto orgiastico del corteo dionisiaco.

2. La nascita di Venere, Sandro Botticelli, 1483-85
Fu commissionata al maestro da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico. Il tema, probabilmente suggerito dall’umanista Poliziano, rappresenta l’approdo della Dea, generata dalla spuma del mare, a Cipro. In piedi, nuda su una conchiglia è sospinta dal soffio di Zefiro e Clori su di una spiaggia dorata dove la accoglie l’Ora primaverile con un manto fiorito.

3.Domitia (ignota nobildonna di epoca Domiziana, 81-96 d.C.)
Il busto frammentario è stato reintegrato con la testa secondo un’usanza manierista. La testa è caratterizzata da una ricca acconciatura, in realtà una parrucca; i capelli veri sono quelli raccolti nella crocchia dietro la nuca. Si può notare il contrasto fra la levigatezza del volto e la massa dei capelli, per la cui esecuzione si nota un ampio uso del trapano.


©www.zoomedia.it - vanna innocenti - 14 febbraio 2012
A sinistra nell'immagine, "Domizia", nella presentazione al termine del restauro.

4. Elio Cesare, metà II sec. d.C.
Adriano lo nominò suo successore, ma morì prematuramente. Elio Cesare porta la barba – secondo la moda iniziata al tempo di Adriano – e indossa un’armatura con l’effigie di Medusa sul petto e il fulmine alato di Zeus sulla spalla sinistra. La fronte corrugata indica il peso della responsabilità legata a un ruolo di comando. Notevole è la caratterizzazione individuale.

5. Cupido dormiente copia romana da originale ellenistico, marmo nero.
Il cupido dormiente in marmo nero è fra i pezzi più antichi della Galleria, proprietà di Lorenzo il Magnifico nel 1477. Si tratta della tomba di un bambino. L’amorino giace su una pelle di leone, ad indicare che l’amore vince sulla forza. La presenza del fiore di papavero e del corno per bere l’infuso soporifero alludono ad un sonno indotto, metafora di una morte da cui è possibile risvegliarsi.


"Cupido dormiente"

6. Omero ritratto pseudo-antico, marmo grigio scuro.
In questo ritratto, di incerta identificazione, è stato riconosciuto non solo il poeta Omero, ma anche Pirro, il Re d’Epiro, o ancora un barbaro.
Il volto ha gli occhi al cielo, lo sguardo perso di fronte a sé. Anche l’antichità del pezzo è incerta. Per lungo tempo si è pensato che si trattasse di un ritratto originale romano, proveniente dall’Aventino, dove sarebbe stato rinvenuto insieme a quello di Euripide.

7. Lupa copia romana, I sec. d.C. da un originale del V a.C.
Da villa Medici a Roma, è un monolito di porfido frammentario. All'epoca questo tipo di pietra era molto pregiata, perché la pietra dei faraoni. Per essere lucidato, un metro quadrato di porfido richiedeva 150 ore di lavoro, a fronte delle 5/6 richieste dal marmo di Carrara. Figura totemica del mito di fondazione dell'Urbe, la lupa era il simbolo del mondo romano.

8. Caracalla, marmo Greco. Imperatore, 211- 217 d.C.
Probabile spunto per il Bruto di Michelangelo, il ritratto è fra i più originali dell’arte romana. La testa è ruotata a sinistra, come se l’imperatore si fosse voltato all’improvviso, in una posa che ne evidenzia il carattere impetuoso e deciso. Fu proprio Caracalla che concesse la cittadinanza romana (Constitutio Antoniniana) a tutti gli abitanti dell’Impero per ragioni di carattere economico e politico.

9. Eros dormiente seconda metà del I sec. d.C.
Un piccolo Eros paffuto dorme abbandonato su una roccia, con due papaveri nella mano destra, così come veniva rappresentato secondo l’iconografia ellenistica, assai apprezzata in epoca romana. I papaveri e la presenza di una farfalla sono forse dei simboli funerari, che suggeriscono l’identificazione del bambino con Hypnos.

10. Sarcofago con scene di caccia, prima metà III sec. d.C.
Sarcofagi pronti, mancanti del volto del defunto,venivano predisposti all’occorrenza. La famiglia sceglieva il tema più adatto alla vita del morto, le cui fattezze erano adattate ad uno dei protagonisti. Meleagro, eroe centrale che impugna la lancia, è il ritratto del defunto; coraggioso in battaglia uccise il cinghiale Calidonio: esempio di come la Virtus vince la forza bruta.

11. Sarcofago con Ratto delle Leucippidi, II sec. d.C
Vi si narra il tema della morte improvvisa intesa come strappo dalla famiglia, ben esemplificato dalla vicenda delle Leucippidi. Le figlie di Leucippo, re di Messenia, furono rapite dai Dioscuri, Castore e Polluce, che in seguito le sposarono (scena descritta sui lati corti del sarcofago). Anche il tema della caduta di Fetonte dal carro del sole era solitamente utilizzato per richiamare una morte violenta e repentina.

12. Centauro, metà II sec. d.C.
Metà uomini e metà cavalli, i centauri esprimevano qualità opposte, essendo simboli al tempo stesso di crudeltà e saggezza. Se spesso venivano considerati l’incarnazione della forza ferina e brutale, fu proprio un centauro, Chirone, a educare e allevare Ercole. La statua in questione è il frutto di una reintegrazione cinquecentesca, di una testa di divinità, come si evince dalla benda sulla fronte, adattata ad un centauro acefalo.

13. Torso Gaddi, arte greca fine II sec.a.C.
Venduto nel 1778 dalla famiglia Gaddi al Granduca Pietro Leopoldo, fu lasciato incompleto in quanto già estremamente espressivo. La torsione esasperata è propria di un centauro con le mani legate dietro la schiena, dove si riconosce un frammento di criniera. La particolare posa suggerisce una lettura simbolica dell’opera, raffigurante in origine un gruppo con un centauro vinto da amore e simbolo del dominio degli istinti più ferini della natura umana.

14. Ermafrodito arte romana, I sec. a.C.
Risalente alla mitologia greca, era il figlio di Ermes e Afrodite. Il giovinetto è rappresentato adagiato su una pelle di leone stesa su di una superficie rocciosa. Metà uomo e metà donna, la bisessualità di Ermafrodito derivava dalla sua unione con la Ninfa delle rocce Salmace che, innamorata di lui, aveva ottenuto dagli dei di poter unire per sempre i loro due corpi in uno.


"Ermafrodito"

15. Venere al bagno, I sec. d.C.
Venere è rappresentata nuda mentre si fa il bagno. La presenza di una conchiglia allude al mito della sua nascita dal mare. È da identificare con la Venus Sese Lavans citata da Plinio il Vecchio e attribuita allo scultore Doidalsas. L’archetipo risale alla metà del III sec a. C., creato probabilmente per Nicomede I, re di Bitinia, come si evince dalla raffigurazione della statua su alcune monete del regno.

16. Spinario, arte romana, I sec. a.C
Una delle numerose repliche in marmo di un'opera facente parte delle tre meraviglie bronzee sopravvissute alle distruzioni altomedievali – insieme al Marco Aurelio e a Costantino, oggi conservate nei musei capitolini di Roma. La fama di questo soggetto è legata anche al fatto che rappresenta una situazione non conforme ai canoni estetici convenzionali: un ragazzo che si toglie una spina dalla pianta del piede.

17. Ara funeraria, fine I secolo d.C.
Il testo epigrafico dimostra come l'opera appartenesse ad un amministratore, membro del collegio dei viatores – funzionari che si occupavano della viabilità – e in particolare ai quaestores ab aerario. La funzione di questi ultimi, limitata all’età imperiale di Claudio, offre un termine di datazione preciso, confermato dal caratteri epigrafici.


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Pagina pubblicata il febbraio-2012 - Aggiornato il 24-Apr-2016