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Firenze

Opificio delle Pietre Dure

Una realizzazione contemporanea dell'Opificio: un piano di tavolo con intarsi e commessi in marmi policromi


©www.zoomedia.it - vanna innocenti - 8 novembre 2013
Particolare del piano di tavolo, da poco completato, realizzato con le tecniche dell'intarsio e del “commesso fiorentino” con marmi policromi.

Il Museo dell'Opificio Pietre Dure è annesso all’Opificio e delinea un percorso storico della manifattura lungo tre secoli ospitando creazioni e testimonianze eseguite nel tempo nell'Opificio. Il Museo è in via Alfani 78, a Firenze ed è aperto nei giorni feriali dalle ore 8.15 alle 14.00, il giovedì fino alle ore 19.00.

Il nuovo piano di tavolo è stato realizzato nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure e sarà esposto fino al 3 maggio 2014 al centro della Prima Sala del Museo dell’Opificio.
Quello spazio che ospita le opere più antiche del museo e che si collegano al tavolo per la tecnica “Una sistemazione, che intende mettere in risalto la corrispondenza e la continuità tra passato e presente attraverso la coerenza delle tecniche e dei materiali" spiega la direttrice del Museo Clarice Innocenti.

A sinistra il piano completato.

L'esecuzione del piano nei laboratori di Mosaico e Commesso in pietre dure dell’Opificio si è svolta recuperando la tradizione della Manifattura medicea e con l’intenzione di tramandarne l’eredità alle generazioni future.
(info anche in "Arte e manifattura di corte a Firenze" a Palazzo Pitti)

"L’opera nasce da un ambizioso progetto pensato a scopo didattico e portato a termine dagli esperti del laboratorio. La produzione di manufatti in pietre dure di alto prestigio già nella seconda metà dell’Ottocento permise di evitare la prospettata chiusura dell’Istituto che, dopo l’Unità d’Italia e la conseguente fine del Granducato, aveva perduto la sua natura di manifattura di corte.
Questa attività viene ripresa oggi per mantenere viva una tradizione artistica che fa parte del patrimonio irrinunciabile dell’Opificio ma anche della grande tradizione fiorentina, altrimenti a rischio di estinzione. Il Soprintendente Marco Ciatti evidenzia che “la realizzazione di quest’opera dimostra il livello d’eccellenza dell’Istituto e dei diplomati della sua scuola anche in questo particolare campo di attività e conferma come l’antica tradizione dell’Opificio riviva negli attuali studi delle tecniche artistiche, che costituiscono la premessa fondamentale per una conservazione consapevole”.

Il modello e il pregio dei materiali utilizzati
Il piano di tavolo che l’Opificio presenta è stato eseguito con maestria partendo da un modello di fine Cinquecento appartenente alle Collezioni medicee e oggi conservato al Museo degli Argenti, dal quale è stata ripresa la composizione decorativa a motivi astratti.

I materiali utilizzati per le decorazioni appartengono a varietà in gran parte ormai introvabili e provengono dalla riserva dei marmi archeologici conservati nel cortile della sede dall’Opificio. I materiali lapidei impiegati risalgono al primo periodo di attività della manifattura, quando i Medici li fecero venire in gran quantità da Roma. Una breve descrizione delle varietà impiegate nel tavolo. Ottagono centrale: Alabastro orientale (pietra calcarea di qualità traslucida, che si presenta con sfumature e macchie variegate), bordato da un listello di Semesanto, proveniente dall’isola di Skyros (Sporadi settentrionali), in Grecia.
Il riquadro interno è di Giallo antico, ovvero Marmor Numidicum, in quanto originario dell’antica Numidia, nell’Africa settentrionale. Quattro cartelle inserite nell’ottagono: Bianco e nero antico (Marmor celticum), dalle cave poste ai piedi dei Pirenei, nell’ antica Aquitania, con bordure di Breccia d’Egitto, Rosso antico (dal promontorio del Tenaro, in Grecia) e Lapislazzulo. Fascia di rigiro: fondo di Marmo nero del Belgio (nei documenti antichi spesso indicato impropriamente come Paragone di Fiandra). Scudi angolari: Alabastro, entro cornice di Breccia d’Egitto, Rosso antico, Lapislazzulo e Giallo di Siena, sfumato di rosso arroventandolo, come era uso frequente.
Cartelle verticali sui quattro lati: alternanza di Alabastro, Broccatello di Spagna (da Tortosa) e
Rosso antico. Cartella centrale: a ciascun lato è presente lo stesso alabastro dell’ottagono centrale, con cornice di Breccia d’Egitto, Giallo di Siena, Rosso antico e Lapislazzulo.
“ Drappeggi” che nella fascia di rigiro collegano la sequenza della cartelle: Alabastro a pecorella, originario della zona dell’attuale Algeria, che grazie al vibrante pittoricismo delle sue macchie rosso violacee sembra alludere alla morbida sericità di un panneggio. Nella stessa zona, spiccano sul fondo nero “bottoncini” di corallo e madreperla, materiali spesso presenti nei lavori del primo periodo della manifattura medicea.

Il tavolo misura 110 x 110 cm e ha uno spessore di 6 cm. Per il piano di fondo è stata utilizzata una lastra di marmo bianco di Carrara sulla quale è stato riportato a matita il disegno ricavato dal modello preso a riferimento. Con scalpello e mazzuolo secondo la tradizionale tecnica della scultura, sono stati realizzati gli “scassi” delle zone destinate ad accogliere gli intarsi di marmi policromi, lasciandone a vista i “cigli” ovvero i sottili profili bianchi che definiscono il disegno decorativo.
Ogni tarsia di marmo è stata eseguita a mano, utilizzando gli strumenti e la tecnica del “commesso fiorentino” per poi essere incassata nel piano appositamente preparato. La modanatura “a becco di civetta” tipica di molti tavoli cinquecenteschi è stata ottenuta scalpellando la lastra di marmo di fondo. Una lucidatura manuale dell’intero piano ha consentito di donare all’opera la giusta lucentezza e modulazioni cromatiche appropriate.
A fine lavoro, sotto il piano marmoreo, è stata scalpellata la scritta “Opificio delle Pietre Dure 2012”.


©www.zoomedia.it - vanna innocenti - 8 novembre 2013
Nella prima Sala del Museo dell'Opificio la visita al piano di tavolo con intarsi e commessi al termine della conferenza stampa. La presentazione a cui hanno partecipato il Direttore del Segretariato Generale MIBACT, dott. Gianni Bonazzi, nella foto con la Soprintendente del Polo Museale Fiorentino, dott.ssa Cristina Acidini; il Soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure, dott. Marco Ciatti; Anna Maria Giusti, storica dell’arte, già Direttrice del Settore di Restauro del Mosaico e commesso in pietre dure dell'Istituto; Clarice Innocenti, Direttrice del Museo e del settore di restauro del mosaico e commesso in pietre dure. L’opera realizzata attende un destinatario in grado di apprezzarne l’eccellenza.

... all'Opificio

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Pagina pubblicata il 8 novembre 2013 - Aggiornato il 15-Lug-2016