Nel 2012 ricorre il centenario della nascita di Fosco
Maraini. Maraini è stato l’orientalista
italiano più conosciuto nel mondo. ‘1912-2012
Fosco Maraini – Ponti fra culture’ è
il titolo delle iniziative che si svolgeranno in tutta Italia
nel centenario dalla sua nascita.
Brevi cenni biografici su Fosco Maraini:
Fosco Maraini nasce a Firenze il 15 novembre 1912 da Antonio,
scultore di fama che sarà molto in auge nel periodo
fascista, e da Yoi Crosse, di padre inglese e madre polacca,
scrittrice.
Cresce quindi in un ambiente
cosmopolita e intellettualmente vivace, ma anche in stretto
contatto con il mondo contadino del podere affiancato alla
villa padronale, situazione
che già di per sé lo introduce, come lui stesso
dirà,
all’incontro tra culture.
L’interesse per i viaggi
gli nasce, come racconterà lui stesso, dall’innamoramento
infantile per gli atlanti e per un grosso volume sul Tibet
presenti nella biblioteca
di famiglia.
Tra le mete dei suoi principali viaggi e soggiorni
ricordiamo il Tibet (al seguito di Giuseppe Tucci) nel 1937
e nel 1948, il Giappone
dal 1938 al 1946, poi 1954-1956, 1963-1964, e ancora a più riprese
fino agli anni Novanta le spedizioni alpinistiche in Asia Centrale
nel 1958 (Gasherbrum IV, 7980 m) e nel 1959 (picco Saragrahar,
7349 m).
Viaggi
da cui sono nate opere di grande respiro e spessore tradotte
in tutto il mondo: Segreto Tibet (1951) caratterizzato
secondo le parole di Maraini
dal suo entusiasmo per la scoperta di nuove realtà;
Ore giapponesi (1957) nel quale ritiene di aver raggiunto,
più adulto e in un soggiorno
più lungo, uno stato di conoscenza e comprensione di
una civiltà diversa;
Paropàmiso (1963), forse il più denso
di riflessioni sulla sua visione dell’umanità e
dell’universo.
Fosco Maraini è morto a Firenze
l’8 giugno 2004. Oggi la sua
Biblioteca Orientale, il suo Archivio Fotografico e il suo
archivio personale sono conservati presso il Gabinetto Vieusseux
di Firenze. Una cospicua
scelta dei suoi scritti, corredata da un’esclusiva e
ragionata cronologia biografica e da una completa bibliografia
di e su Maraini è ora
disponibile in F. Maraini, Pellegrino in Asia. Opere scelte,
a cura e con un saggio introduttivo di F. Marcoaldi, postfazione
e bibliografia di F.P.
Campione, “I Meridiani”, Milano, Arnoldo Mondadori
editore 2007.
Il viaggio in Tibet del 1937:
La fama di viaggiatore di Fosco Maraini è strettamente
legata al viaggio in Tibet del 1937, che a venticinque anni segnò il
primo momento del suo incontro con l’Asia.
Durante il capodanno
del 1937, Maraini era a Misurina, sulle Dolomiti. Un giorno,
liberando gli scarponi da sci dai giornali
in cui li
aveva avvolti, lesse un trafiletto che annunciava la prossima
partenza per il Tibet di
Giuseppe Tucci, eminente orientalista, e decise di scrivergli,
proponendosi
come fotografo. Per una casualità, la domanda fu accettata:
il fotografo che di solito accompagnava Tucci non era disponibile
e lo studioso
non
voleva tornare in Italia senza documentazione.
La spedizione
durò circa sei mesi, dalla fine di maggio al novembre
1937. Partirono in nave da Napoli, passando da Suez e sbarcando
a Bombay. Insieme a Tucci e Maraini c’erano Pietro Francesco
Mele, un altro fotografo, e Regolo Moise, ufficiale medico
della Marina. La spedizione
risalì l’India fino alle pendici dell’Himalaya,
giunse in Sikkim, allora principato indipendente, e da lì si
diresse verso il Natu-La (4310 m), il passo che apriva agli
altopiani del
Tibet meridionale,
lungo una mulattiera su cui occorreva muoversi a piedi, con
i bagagli a dorso di yak.
Oltre il Natu-La, attraverso paesaggi
di incontaminata bellezza, la spedizione scese verso Gyantse,
dove Maraini venne impegnato
da Tucci
nel lavoro
per cui era partito: fotografare le testimonianze dell’arte
tibetana. Tucci chiese quindi l’autorizzazione per proseguire
verso Lhasa, ma allora la città era proibita agli stranieri,
ed egli riuscì a
ottenere il lasciapassare soltanto per sé. Nell’attesa
del ritorno di Tucci, Maraini ebbe così il tempo di
confrontarsi con il paesaggio umano e naturale del Tibet, viaggiando
liberamente
per la
regione di Gyantse.
Dalla riflessione su quelle straordinarie
esperienze, dopo molti anni e un secondo viaggio (1948), sarebbe
poi nato Segreto
Tibet (1951):
un libro
che guida i propri lettori attraverso un viaggio di scoperta
nella storia di una terra e di un popolo molto diverso da quelli
occidentali,
ma anche
segretamente affine ad essi. Sul tetto del mondo, Maraini si
accorse infatti che «la cosa più bella del Tibet»,
come avrebbe poi scritto, era «la sua adorabile, disastrosa,
irrefrenabile umanità».
A
cura del Gabinetto G.P. Vieusseux